Gli azzurri espellono Minniti: "Peggio di Alfano"

Accuse al ministro: «Qualche sbarco in meno non cancella le responsabilità della sinistra»

Gli azzurri espellono Minniti: "Peggio di Alfano"

Milano - L'effetto Minniti è finito. Perlomeno tra sostenitori ed esponenti di Forza Italia, nessuno crede più alla narrazione di un ministro dell'Interno decisionista e un po' destro, che impone sgomberi e rimpatri nonostante la militanza nei partiti ex Pci e, più in generale, l'appartenenza a un'area che non perdona la mano ferma su frontiere e migranti. All'ultimo giorno di Idee Italia - La voce del Paese, ideato da Mariastella Gelmini e Paolo Romani, tiene banco il tema dell'immigrazione. La novità è una presa di distanza dal responsabile del Viminale che nei mesi scorsi aveva invece raccolto consensi e voti nel centrodestra. E che, forse non a caso, proprio ieri ha preso le distanze dai moderati, accusando la destra di incatenare gli italiani alle loro paure.

Gregorio Fontana parla dal palco dell'hotel Gallia di Milano e snocciola le cifre del governo Gentiloni. «In tre anni più di mezzo milione di immigrati sbarcati, 430 mila clandestini. E questa responsabilità gravissima della sinistra non si cancella con un bollettino mensile su qualche sbarco in meno». Poi c'è l'accoglienza diffusa, anche questa fallita. «Solo il 10% dei comuni ha aderito. Non ha senso integrare chi dopo poco deve andare via». Sistemati 376 immigrati mentre nei Cie del precedente ministro dell'Interno ce n'erano 1.524. «Minniti è riuscito a fare peggio di Alfano. Ed è una cosa molto difficile».

Gli sbarchi sono aumentati e sono aumentate anche le morti in mare da quando la Libia è sprofondata nel caos. «Ma non ho visto nessun giornale dire che aveva ragione Berlusconi», commenta Nunzia De Girolamo. Non crede al metodo Minniti nemmeno Laura Ravetto. «Sentiamo che ogni tanto espelle un imam radicale. Sicuri che l'espulsione sia la scelta giusta? Nella migliore delle ipotesi va in un altro Paese a fare l'estremista, nella peggiore torna da noi. Gli imam radicali vanno messi in galera».

Il ritorno dei foreign fighters dalle roccaforti abbandonate dall'Isis è uno dei temi che dovrà affrontare il prossimo governo, conferma Elio Vito. Serve controllo del territorio e delle coste. Difficile visto che «i militari che sono impegnati nel Mediterraneo prendono tre euro all'ora». L'ultimo contratto fu rinnovato da Renato Brunetta quasi dieci anni fa, aggiunge Vito.

Un tema caro a Maurizio Gasparri che sul rinnovo del contratto delle forze dell'ordine e delle forze armate sta facendo una battaglia nella sessione di bilancio. Alla tavola rotonda sull'immigrazione, moderata dal direttore di Libero Pietro Senaldi, l'esponente azzurro attacca: «Abbiamo ridimensionato la richiesta e siamo scesi a 200 milioni per le forze di polizia. Non li hanno concessi, mentre si spendono 5 miliardi per l'accoglienza dei migranti. Per le forze dell'ordine nemmeno un venticinquesimo». Anche perché «parte di quei 5 miliardi se li spendono i compagni delle cooperative rosse».

Nella cattiva gestione dei migranti c'è un'altra responsabilità da segnalare. I governatori delle regioni non fanno il loro lavoro, accusa Renata Polverini. Su sicurezza e migranti «i sindaci vengono scavalcati dai prefetti non perché i primi cittadini non siano capaci o perché i prefetti» si impongano.

Semmai «non c'è la regia dei presidenti delle regioni, che latitano». Detto per inciso, la maggioranza delle giunte regionali sono a guida Pd. Un'altra voce in rosso nel conto dell'immigrazione da imputare alla sinistra.

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