Roma - Roma è afflitta dalla canicola estiva, ma l'amministrazione capitolina guidata da Virginia Raggi sta già pensando allo Spelacchio bis. Come dimenticare lo spoglio e rachitico albero di Natale installato l'anno scorso a Piazza Venezia, diventato celebre per la sua bruttezza, tanto da meritarsi l'affettuoso nomignolo e un'inattesa popolarità che è andata ben oltre i confini del Grande Raccordo Anulare. Gli stessi grillini, alla fine, avevano fatto buon viso a cattivo gioco, stando allo «scherzo». Alessandro Di Battista si era scattato un selfie paragonando l'albero a Matteo Renzi: «È più vivo di te». Ma stavolta la sindaca Raggi è determinata ad evitare figuracce e si sta muovendo per tempo. Scade oggi il termine di presentazione delle «proposte di liberalità» che i soggetti interessati a realizzare l'erede di Spelacchio dovranno consegnare al Campidoglio, direttamente presso «l'Ufficio di Gabinetto della Sindaca».
L'avviso pubblico porta la data dell'8 giugno. Ben sei mesi prima dell'appuntamento natalizio. E Roma vuole farsi trovare preparata, però sempre con uno stile improntato al «basso profilo», rivelato regolarmente fallimentare in questi due anni di amministrazione targata Cinque Stelle. Il Comune cerca «soggetti privati interessati a donare alla Città un simbolo particolarmente evocativo dei valori della solidarietà e della partecipazione comune». Senza scucire un centesimo dalle casse del Campidoglio: il mecenate dovrà farsi carico dell'«intera organizzazione dell'installazione». Comprensiva di montaggio, smontaggio, riutilizzazione, manutenzione, consumi e persino pulizia dell'area.
Il generoso donatore sarà ricompensato, si legge nel bando, con un «pubblico ringraziamento». Che, spiegano «assumerà le seguenti modalità: concessione dell'apposizione di una targa di limitate dimensioni, per tutta la durata dell'installazione, indicante il nominativo del mecenate» e «ringraziamento in forma pubblica del mecenate, secondo contesti individuati dall'Amministrazione». Un'altra scelta contorta che esclude la classica sponsorizzazione, metodo usato con successo da tante città, inclusa Milano. La Raggi invece ha preferito cercare un Babbo Natale disposto a consegnare il maxi regalo alla città senza nulla in cambio. C'è odore di nuovo flop. Per evitarlo, i suoi collaboratori hanno tentato di non lasciare nulla al caso, specificando in dettaglio le caratteristiche del futuro albero. Un «abete rosso (Picea abies)» alto circa 25 metri, di forma conica «quella del tipico Albero di Natale» e con «tronco slanciato». In più «luminarie a luci led e decorazioni natalizie», perché è sempre meglio precisare.
Dunque tre Natali, tre metodi diversi. Il primo, quello del 2016, regalato dal Comune di Pinzolo-Madonna di Campiglio, fu definito «il più brutto d'Italia» e paragonato a un «salice piangente», guadagnandosi il soprannome di «povero tristo». Impietoso il confronto con le meraviglie milanesi e anche con l'abete di 40 metri svettante sul lungomare di Napoli. «Tristo», eppure più economico di Spelacchio. Per il quale sono stati spesi 50mila euro di trasporto dalla Val di Fiemme, con addobbi a cura di Acea. Tre volte in più rispetto all'albero del 2016, costato 15mila euro. Per quest'anno, si spera in un regalo.
Con responsabilità annesse: «il mecenate individuato - recita l'avviso pubblico - è responsabile nei confronti dei terzi per eventuali danni, con esonero di ogni responsabilità di Roma Capitale». Esonerati, anche da possibili brutte figure.
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