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La Babele di Praga sul dossier energia suggerisce a Meloni di prorogare Draghi

Il premier uscente potrebbe partecipare anche al vertice Ue in programma il 20. Tempi troppo stretti per la leader di Fdi. E intanto "Super Mario" difende il suo Pnrr

La Babele di Praga sul dossier energia suggerisce a Meloni di prorogare Draghi

Mario qui, Mario lì, come la pensi Mario, che proponi di fare Mario. C'è ancora tanto Draghi a rappresentare l'Italia in Europa e da Praga le polemiche romane sono considerate solo un sottofondo fastidioso. La Meloni che ha parlato dei ritardi del Pnrr e che il giorno dopo assicura che «non c'è nessuno scontro» con il premier ma soltanto spirito costruttivo. L'ira di Forza Italia non invitata alla cabina di regia. Ora persino Letta che dopo una campagna elettorale centrata sull'agenda Draghi adesso dice «mai più governi di salvezza nazionale». Il presidente del Consiglio sorride e tira dritto: calma e gesso, abbiamo del lavoro da fare, e nemmeno facile: superare le resistenze di Berlino e L'Aia e cercare «una soluzione univoca» al prezzo del gas. Il piano di Roma è sul tavolo. «Dobbiamo agire insieme per affrontare la crisi energetica - spiega - Certo, possiamo farlo anche in ordine sparso, ma perderemmo l'unità della Ue».

Al Castello di Praga il primo vertice a 44 della Comunità politica europea, per parlare di energia e guerra con l'idea di allargare l'Unione, con Zelensky video collegato. E oggi il summit informale dei 27 leader. È l'ultimo appuntamento internazionale da capo del governo in carica,,o chissà, forse il penultimo: le consultazioni al Quirinale cominceranno il 16 e il 20, al Consiglio europeo sull'energia, potrebbe toccare ancora a Draghi combattere la battaglia sul price cap. Si aspetta con trepidazione la lettera di mediazione di Ursula von der Leyen, ma il programma interno tedesco da 200 miliardi di aiuti blocca il negoziato. Lettoni e polacchi attaccano Berlino: l'intervento protezionistico della Germania, dicono, è «distorsivo e rischia di distruggere il mercato unico». Macron invita alla solidarietà. L'Italia, con Polonia, Grecia e Belgio, propone un tetto «dinamico» che consenta fluttuazioni, con una normativa sos che dovrebbe tranquillizzare Olaf Scholz che ha paura di restare senza metano. C'è qualche spiraglio. Si tratta.

Insomma, la questione è talmente complicata che potrebbe convincere la Meloni a non forzare i tempi con il rischio presentarsi il 20 a Bruxelles come gli ultimi arrivati, magari senza nemmeno il voto di fiducia del Parlamento. Per non parlare dei tempi tecnici delle consultazioni e della scelta dei ministri, tuttora in altro mare. Meglio quindi, pensano a FdI, che chi ha preparato i dossier partecipi al Consiglio decisivo. Super Mario, pensaci tu? E a fronte a una Giorgia che ha l'ansia della prestazione, che ha elogiato la correttezza istituzionale del premier e il suo ombrello protettivo, salvo poi attaccarlo proprio sulla sua missione, il Pnrr, Draghi in queste ore non ha nascosto la sua irritazione. C'è stupore a Palazzo Chigi, dove non si aspettavano che alla collaborazione leale offerta alla vincitrice delle elezioni, in nome dell'interesse superiore della nazione, si rispondesse con bordate al governo. L'esecutivo attuale, si nota, è tuttora in carica ed è impegnato a rappresentare al meglio l'Italia negli appuntamenti internazionali. Ipotizzare un fallimento al vertice del 20, significa mettere Roma in cattiva luce con i partner. E tutto sommato non è una buona prospettiva nemmeno per chi dovrà subentrare alla guida del Paese.

Dunque, vista da Palazzo Chigi, si tratta di una polemica politica senza senso. «Vogliamo fare meglio», le parole della leader di FdI. Ma Draghi è convinto di aver fatto bene e in fretta. La sua risposta alle punzecchiature sul Piano di ripresa è stata messa nero su bianco nella relazione consegnata al Parlamento: 110 pagine di spiegazioni e 440 di schede tecniche dettagliate. In più, ecco la promozione arrivata da Bruxelles. «L'attuazione del Pnrr italiano - affermano fonti della Ue - procede secondo quanto previsto». E a margine del summit il premier vede in un incontro bilaterale la von der Leyen.

C'è ancora del lavoro da fare.

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