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Il "bail in" rimane come rimedio estremo

La prima soluzione sarebbe la trasformazione dei titoli in capitale di rischio

Il "bail in" rimane come rimedio estremo

Roma L'ipotesi greca non fa piacere a nessuno. Né a Siena né a Roma. Negli ultimi giorni, infatti, viene più volte ricordato il caso delle elleniche Alpha Bank ed Eurobank, ricapitalizzate per 2,7 e 2,1 miliardi rispettivamente nello scorso autunno senza bail in, ma con la conversione in azioni delle obbligazioni su base volontaria. Insomma, non azzeramento dei titoli ma trasformazione in capitale di rischio. E comunque per Mps e i suoi oltre 2 miliardi di obbligazioni (su 5 miliardi totali) vendute a decine di migliaia di piccoli risparmiatori ai tempi dell'acquisizione di Antonveneta non sarebbe una buona prospettiva, ancorché il valore dei subordinati di recente sia diminuito a due terzi del nominale. Il danno di immagine per il sistema-Paese, poi, sarebbe incalcolabile perché, è bene ricordarlo, la Grecia è sotto il piano di aiuti internazionali della Troika.

Dunque se il Fondo Atlante e altri investitori istituzionali non dovessero aiutare il Monte dei Paschi acquisendone le sofferenze e partecipando contestualmente alla ricapitalizzazione necessaria per il deficit patrimoniale che si determinerebbe, la «risoluzione» potrebbe essere l'unica strada. Detto questo, va precisato che il bail in non si effettua da un giorno all'altro. È probabile che le discussioni tra governo, Bankitalia, Bce ed Eba possano concedere del tempo per cercare una soluzione in extremis come la vendita di asset specifici: non solo sofferenze, ma anche rami d'azienda. La cessione di quel che resta di Antonveneta a Ubi Banca, però, è sempre stata seccamente smentita.

Se e solo se questa fase transitoria dovesse concludersi senza esito si procederebbe al bail in vero e proprio. In cambio dell'aiuto del Fondo di risoluzione (quello europeo ancora è in fase di start up) o dello Stato, azionisti e obbligazionisti (in primo luogo subordinati e poi gli ordinari) dovrebbero partecipare al salvataggio. Gli azionisti sono penalizzati ex ante perché si diluirebbero con l'aumento di capitale.

I detentori di azioni e bond (ed eventualmente i correntisti sopra i 100mila euro) dovrebbero contribuire fino al raggiungimento della soglia dell'8% delle passività.

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