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"Ecco perché serve una convenzione per le riforme"

Simone Baldelli, vice presidente dei deputati di Forza Italia, ieri in Aula, ha rilanciato la necessità di istituire una convenzionale nazionale per fare riforme come il presidenzialismo

"Ecco perché serve una convenzione per le riforme"

"Il voto di ieri non è una sorpresa". Simone Baldelli, vice presidente dei deputati di Forza Italia, non è affatto stupito della bocciatura del presidenzialismo avvenuta ieri alla Camera.

Perché tanta sicurezza?

"Il centrodestra è stato compatto, ma non ha la maggioranza in Parlamento, tant'è vero che abbiamo avuto il Conte 1 e il Conte 2. Se avesse avuto la maggioranza, oltre ad approvare oggi il presidenzialismo, avremmo potuto fare un governo insieme a inizio legislatura. La commissione, infatti, aveva espresso un parere contrario. La riforma Fornaro, votata un'ora dopo, è stata approvata con 212 voti favorevoli, al limite del numero legale. In questo Parlamento, una riforma di un comma forse passa, ma non sono possibili riforme organiche che compensino i danni funzionali e di rappresentanza che si sono verificati con il taglio dei parlamentari senza correttivi. È per questo che io ho proposto lo strumento della convenzione costituente".

Di cosa si tratta e in cosa si differenzia dall'assemblea costituente?

"La convenzione sarebbe composta da 150 componenti eletti col sistema proporzionale in circoscrizioni europee che in tre anni potrebbero portare a termine le riforme senza costi di sedi e di strutture perché si appoggerebbero al Parlamento. Non ci sarebbero quattro passaggi tra Camera e Senato, ma un solo passaggio all'interno della convenzione e, poi, un voto in ognuna delle due Camere. Nel caso in cui la riforma in Parlamento passasse con i 2/3 non vi sarebbe alcun referendum, mentre se passasse con una maggioranza assoluta darebbe luogo a un referendum in via facoltativa come prevede l'articolo 138. Se non si raggiungesse neppure la maggioranza assoluta, il referendum si farebbe obbligatoriamente".

Ma gli italiani vogliono veramente il presidenzialismo?

"Gli italiani, a mio avviso, vogliono che aumenti la loro possibilità di scegliere e di incidere, poi magari c'è chi vorrebbe l'elezione diretta del presidente della Repubblica e chi del premier. Il centrodestra nel 2005 approvò l'indicazione del premier, ad esempio, che a me piace. Se si può scegliere il proprio sindaco e il proprio presidente di Regione, non si capisce perché gli elettori non possono essere abbastanza maturi da scegliere il proprio presidente del Consiglio o il presidente della Repubblica. È dal governo Berlusconi che gli italiani non vedono un governo espresso da una maggioranza politica uscita vittoriosa dalle urne. E anche questo forse ha prodotto disaffezione dal voto".

Ma, allora, perché non si è ancora riusciti ad approvarlo?

"Vede, quando si votò il taglio dei parlamentari, avevo consigliato al centrodestra di opporsi a quella pseudoriforma che, invece, poteva essere proposta in modo più serio insieme al presidenzialismo e a un contestuale rafforzamento dei poteri del Parlamento. E su questo avevo lanciato anche un appello durante la campagna referendiaria. Secondo me sul taglio si è fatto un errore anche per paura di mettersi contro il vento dell'antipolitica. Quell'occasione è sfumata e oggi un tema così importante è stato bocciato dal voto di un'assemblea sovrana, ma anche distratta e divisa: un peccato".

In che senso distratta?

"La discussione in Aula sul presidenzialismo sarà durata forse meno di quattro ore, tra discussione generale e seguito dell'esame. Una riforma del genere merita di più che essere un argomento riempitivo tra un decreto e l'altro. Ma almeno abbiamo affrontato questo tema, dimostrando, tra l'altro, che se vogliamo far partire un dibattito sulle riforme c'è un solo modo: sottrarlo allo scontro parlamentare. Lo scontro tra coalizioni, come si è visto oggi, seppellisce ogni possibilità di far partire un dibattito di alto profilo. Su questo la sfida è per tutti, centrodestra e centrosinistra".

Cosa risponde a chi dice che il presidenzialismo porta all'uomo forte?

"Questa obiezione c'è sempre stata, ma mi sembra un argomento molto elettorale. Sono le istituzioni che devono essere forti, non gli uomini. E questo modo di riformarle a spizzichi e bocconi finisce con indebolirle. Lo abbiamo visto con la rappresentanza e lo vediamo ora con il bicameralismo che, a breve, sarà perfettissimo: due Camere con le stesse funzioni, con la stessa platea elettorale e magari, secondo qualcuno, anche la stessa legge elettorale. Ma allora perché non una sola assemblea?
Serve un luogo ad hoc per discutere di tutto questo.

Forza Italia è in prima linea sulle riforme, sia con la proposta della convenzione costituzionale sia con quella di Paolo Barelli sui nuovi poteri di Roma Capitale".

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