Le balle di Conte: "Ridotta la povertà del 60 per cento"

Il premier lancia i botti di fine anno: «Un successo il reddito di cittadinanza. Nessun litigio nella maggioranza» Nega di voler formare un nuovo gruppo ma pensa già a un futuro a sinistra

Le balle di Conte: "Ridotta la povertà del 60 per cento"

Roma - Serviva un ministro nuovo, presto, subito. Eccone due, Lucia Azzolina e Gaetano Manfredi, che si spartiscono l'eredità del fuggitivo Lorenzo Fioramonti, che a Natale ha abbandonato l'Istruzione e la compagnia. Serve anche, come il pane, «una maggioranza che lavori in armonia», cioè il contrario di quanto accade adesso: in caso di fallimento, avverte Giuseppe Conte, si va al voto e i partiti che sostengono il governo «pagherebbero un duro prezzo elettorale». E servirebbero, «coesione e spirito di squadra», pure per affrontare le sfide del 2020. Il premier snocciola una fitta agenda, che va dalla semplificazione burocratica alla riforma della giustizia alla rimodulazione delle aliquote fiscali, però non si fa troppe illusioni. È «fiducioso» ma non «tranquillo», perché dentro la coalizione c'è chi «cerca consenso attraverso il conflitto». Quello che non serve, «per carità è un altro gruppo parlamentare contiano. Non adesso comunque: «provocherebbe frammentazioni e fibrillazioni». Ma Conte non esclude affatto un suo futuro politico.

La durata

A Villa Madama il premier impiega le tre ore della conferenza stampa di fine anno per offrire l'immagine del condottiero calmo e sicuro, consapevole dei problemi ma capace di trovare le soluzioni. «Non sto sereno», spiega per esorcizzare l'effetto Renzi-Letta, tuttavia non crede di essere sull'orlo del burrone, forte forse della debolezza di M5S e Pd. Le regionali di gennaio? Non gli fanno paura, giura, nemmeno in caso di vittoria del centrodestra in Emilia Romagna. «Stiamo parlando di consultazioni territoriali, non è un referendum sul governo». Certo, visti i chiari di luna, gli tocca lanciare «un appello forte» alla sua maggioranza. «Nei primi mesi abbiamo fatto una corsa sui cento metri, una gara di sprint a ostacoli per mettere in sicurezza il Paese. Ora dobbiamo prepararci a una maratona fine al 2023». Peccato che spesso a Palazzo Chigi volino i piatti. «Non nascondo che ci sono confronti anche vivaci, dai toni accesi, mai però litigi fini a se stessi. Il dialogo e il metodo di questo governo».

Conte ter

Lui si mette a ridere davanti all'ipotesi, nega pure «velleità di avere un partito di riferimento» e invita i dissidenti grillini a restare nel movimento. «Manifestate le divergenze, ma lavorate all'interno per non contribuire all'instabilità dell'esecutivo». Però, tra le righe, nel sottotesto, Giuseppe Conte, un paio d'anni fa sconosciuto avvocato e professore di diritto privato, adesso si presenta come il naturale approdo, presente e futuro, di un progetto politico ancorato a sinistra. Vi serve un leader unificante? Eccolo. Un premier per un nuovo centrosinistra? Ci sono io. Nicola Zingaretti lo ha già accolto: «È un importantissimo punto di riferimento». Cinque stelle bye-bye?

C'eravamo tanto odiati

E infatti il nemico numero uno, l'obbiettivo polemico di Capodanno, è Matteo Salvini, fino all'estate suo socio di governo. Oggi il premier è durissimo. «La Lega e pienamente legittimata a partecipare al gioco democratico», invece «la leadership di Salvini è insidiosa perché si ritiene sciolta da vincoli e chiede pieni poteri». Può addirittura «produrre slabbrature istituzionali e veri e propri strappi». Quanto agli sbarchi, «stiamo ottenendo migliori risultati noi senza clamori», spiega, come se non ci fosse stato lui a capo del precedente esecutivo. «Ne abbiamo avuti metà del 2018. E ricollochiamo 98 migranti al mese, lui 21». Per l'ex ministro dell'Interno «sono tutte balle, gli arrivi sono aumentati». E il duello a distanza prosegue sul caso della nave Gregoretti: Palazzo Chigi sapeva o Matteo ha fatto tutto da solo?

I due Giuseppi

Conte due prende dunque le doverose distanze da Conte uno, anche se i due provvedimenti bandiera dell'esperienza giallo verde sono rimasti. Su quota cento, voluto dal Carroccio, il giudizio del premier è sospeso, tanto «è una misura transitoria» e si capisce che non gli piace. «Occorre dividere tra lavori normali e usuranti». Il reddito di cittadinanza invece non si tocca, Conte «si batterà per mantenerlo» nonostante la manifesta inutilità. «In sei mesi abbiamo ridotto del sessanta per cento la povertà, un risultato storico». E non è chiaro dove prenda questa cifra, dato che al 10 dicembre solo 28mila persone su 791 mila richiedenti, il 3,36 per cento, ha trovato lavoro. Nel frattempo la spesa per lo Stato sfiora i quattro miliardi.

Indecisi a tutto

Che fine hanno fatto i decreti sicurezza? Varati dal Conte uno, bocciati in parte dal capo dello Stato, inseriti dei 29 punti programmatici giallorossi per essere corretti. Ma i rilievi del Quirinale non sono stati ancora recepiti. «Sarà uno dei temi di gennaio», promette. In attesa restano pure la questione autostrade (rinnovare la concessione o andare allo scontro legale? La maggioranza è divisa), l'Alitalia, l'Ilva. «Non siamo degli indecisi - si difende il premier - Per le autostrade contavo di completare l'istruttoria entro questo mese, siamo in dirittura finale. Quanto all'Alitalia, non vogliamo svilirla ne regalarla a nessuno. È una compagna in difficoltà, la ristruttureremo per offrirla a condizioni di mercato». E a Taranto? «Stiamo facendo sistema, a breve le soluzioni».

Iva e altri soldi

La maratona deve ancora cominciare, gli ostacoli, tra Regionali e referendum sul taglio dei parlamentari, non saranno trascurabili, eppure Conte fissa obbiettivi piuttosto ambiziosi. Primo. «Colmare il divario Nord-Sud». Come? «Destinando al Meridione preventivamente il 34 per cento della spesa pubblica». Secondo. «Abbassare le tasse». Anche qui soluzione facile: «Combattere l'evasione fiscale».

Infine, riformare i processi riducendo i tempi, eliminare un grado di giudizio della magistratura tributaria, snellire la burocrazia «anche con nuove assunzioni nella Pa». E l'Iva? Le clausole di salvaguardia sono state sterilizzate ma anche postdatate, come un assegno scoperto. «Si, dovremo cambiare il sistema», conclude Conte. Auguri.

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