Coronavirus

Balli scatenati a discoteche ancora chiuse. Sui social la rabbia dei gestori dei locali

Tutti i trucchi per lavorare nonostante i divieti. Chiusure a Gallipoli

Balli scatenati a discoteche ancora chiuse. Sui social la rabbia dei gestori dei locali

Sono chiuse, ma solo sulla carta. Mentre il governo ancora discute come e quando riaprire le discoteche, il popolo della notte non rinuncia a scatenarsi in pista con le casse a tutto volume. Da nord a sud si balla ovunque, nei locali dove si dovrebbe stare seduti ad ascoltare la musica, in quelli abusivi, ai concerti, negli stabilimenti balneari, sulle spiagge, nei rave, nelle feste illegali, nelle piazze della movida. Senza mascherina, tanto all'aperto non è mica obbligatoria, senza alcun distanziamento, nè green pass. Proprio ora che la variante Delta corre tra giovani e i contagi stanno ripartendo.

Una vera beffa per i gestori delle discoteche, che ancora aspettano il via libera del governo, mentre assistono impotenti alla concorrenza sleale di chi le regole non le rispetta. A questo punto dovrebbe essere una questione di giorni. Dopo la cabina di regia in programma domani, si dovrebbe sbloccare la trattativa sulla data della riapertura dei locali da ballo, proprio grazie alla mediazione trovata con l'obbligo del pass che certifica l'avvenuta vaccinazione, la guarigione o l'esito negativo di un tampone. E le discoteche potrebbe riaprire il 26 luglio, in coincidenza con l'entrata in vigore del decreto.

Intanto sui social rimbalzano foto e video di giovani scatenati nelle danze come fossero immagini di epoca pre-Covid. In parallelo corre la rabbia dei gestori delle discoteche, fermi da 18 mesi, ancora senza ristori, ancora sospesi. La categoria è allo stremo e continua chiedere di riaprire in sicurezza, con i protocolli che già ci sono. L'ultima speranza è legata al decreto in arrivo in settimana per allargare l'uso del green pass, che sarà reso obbligatorio per alcune attività, per partecipare ai grandi eventi e agli spettacoli dal vivo, e anche per andare a ballare. Il popolo della notte si sente preso in giro. Ancora al palo nonostante siano ormai passate settimane da quando il comitato tecnico scientifico ha dato parere favorevole alla riapertura. Da allora ancora nulla. Lavora solo chi, di fatto, decide di aggirare i divieti. «Il governo non decide, ma intanto gli abusivi imperversano», è solo una delle voci - quella di Piero Muresu, presidente dell'associazione discoteche del nord Sardegna - che grida tutta la disperazione della categoria.

Chi ha potuto ha trasformato l'attività, organizzando magari cene spettacolo compatibili con le prescrizioni in vigore. Tanti altri sono chiusi. Ma ballare di fatto è possibile ovunque. Chi vuole, un posto per scatenarsi in pista lo trova sempre. Tanto che la settimana scorsa a Gallipoli sono stati chiusi quattro esercizi abusivamente adibiti a locali da ballo con centinaia di ragazzi assembrati. I furbi, insomma, ci sono sempre. E questo alimenta la frustrazione di chi non lo è.

Oltre al danno economico per il settore, il protrarsi della chiusura delle discoteche rischia anche, con il dilagare della movida «abusiva», di alimentare i contagi.

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