Banche, accordo ancora lontano sulle maxi-tasse

Gli istituti, disponibili a versare al governo fino a 3 miliardi, chiedono uno sconto

Banche, accordo ancora lontano sulle maxi-tasse
00:00 00:00

Ancora un nulla di fatto. Le trattative di ieri fra l'Associazione bancaria italiana (Abi, in foto il presidente Antonio Patuelli) e il ministero dell'Economia non hanno portato a una sintesi. Le banche ritengono che le cinque misure della manovra che prefigurano un aumento del gettito siano eccessivamente penalizzanti. In particolare, l'introito atteso per le casse pubbliche dovrebbe attestarsi a circa 4,2 miliardi di euro. "Penso possano dare un piccolo contributo di 5 miliardi per aiutare il consumo interno e i redditi delle famiglie. Se si lamentano ancora non saranno 5, ma 6 o 7 miliardi, perché è qualcosa che non si può sentire", ha detto ieri il vicepremier Matteo Salvini.

Nel dettaglio, la limitazione della deducibilità delle perdite su crediti a un massimi cinque anni dovrebbe assicurare un introito di circa 500 milioni di euro. La voce più rilevante è rappresentata dall'affrancamento delle riserve derivanti dai cosiddetti extraprofitti realizzati tra il 2022 e il 2023, che si stima possa portare 1,7 miliardi. A questa si aggiunge l'aumento dell'aliquota Irap applicata agli istituti di credito, che passa dal 4,65% al 6,65%, con un effetto stimato di 900 milioni. Un ulteriore contributo al gettito, pari a 700 milioni di euro, deriverà dalla sospensione temporanea della deduzione dei componenti negativi di reddito per imposte anticipate (Dta). Infine, la riduzione della deducibilità degli interessi passivi dal 100% al 96% comporterà un gettito aggiuntivo atteso in 440 milioni.

Questo schema si riferisce pedissequamente agli articoli della legge di Bilancio. Non si tiene conto, infatti, del gettito ulteriore (circa 1,2 miliardi) che deriverebbe dall'eventuale distribuzione di dividendi susseguente allo sblocco delle riserve. Tanto più che il comma 1 dell'articolo 20 della bozza evidenzia che tra quattro anni "nel caso di distribuzione di utili, inclusi gli acconti sui dividendi, o di riserve, indipendentemente dalla delibera assembleare, si presume prioritariamente distribuita la riserva" accantonata in base al dl Asset del 2023. Cosa vuol dire? Che per le banche lo sblocco delle riserve è obbligatorio. Se, infatti, non approfittassero della possibilità offerta dalla manovra, pagherebbero prima il 33% e poi il 40% previsto dalla legge che le ha consentito di accantonare quei 6,25 miliardi.

Le interlocuzioni tra banche e Tesoro, tuttavia, erano terminate con la disponibilità a sostenere la legge di Bilancio con 2,8-3 miliardi. La bozza finora circolata vede il contributo aumentare senza tener conto, come detto, dell'eventuale prelievo aggiuntivo sui dividendi. Va ricordato, inoltre che le assicurazioni devono pagare una rata da 500 milioni per l'anticipo del bollo sulle polizze Vita.

Tutto il settore finanziario spera in uno sconto. Ma, considerata l'entità ridotta della manovra (18,7 miliardi), non è ipotizzabile un dietrofront visto che un miliardo vale il 5,3% del gettito complessivo atteso dalla legge di Bilancio. I contatti sono destinati a proseguire fino a quando il testo non sarà inviato al Senato (e anche dopo). Ma, al momento, gli istituti non hanno elementi per essere ottimisti.

In primo luogo, la "trappola" è rappresentata dall'incremento del prelievo Irap che finanzia direttamente la sanità. Contestare significa opporsi al miglioramento di un servizio fondamentale. Ultimo ma non meno importante, il rincaro del prelievo minacciato da Salvini, come visto, non è un esercizio di fantasia.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica