Il viso ancora splendido di Yingluck Shinawatra, 50enne ex premier della Thailandia, da ieri campeggia in tutti i posti di frontiera del paese. Il motivo? È ricercata, su di lei pendono un mandato d'arresto e il rischio di una condanna a 10 anni per malversazione. In mattinata la Shinawatra era attesa in tribunale per la lettura del verdetto, ma dopo che i suoi legali avevano chiesto un rinvio per problemi di salute - senza peraltro produrre alcun certificato - si è letteralmente volatilizzata. L'ipotesi più probabile è che sia scappata all'estero giovedì notte, una fuga in auto verso Singapore passando dalla Cambogia. «Ha lasciato la Thailandia», assicura una fonte interna al suo partito, il Puea Thai. E in questo caso il rafforzamento dei controlli richiesto dal generale Prayut Chan-O-Cha sarebbe del tutto inutile.
Eletta con grandi consensi nell'agosto 2011, la Shinawatra è rimasta al potere fino a maggio del 2014 quando fu destituita da un golpe militare dopo mesi di proteste contro il governo che avevano paralizzato Bangkok. Appartiene a una famiglia che ha vinto tutte le elezioni dal 2001 e soprattutto è la sorella minore di Thaksin, magnate delle telecomunicazioni di cui si ricorda una parentesi nel calcio come proprietario del Manchester City (da giugno 2007 a settembre 2008) e che da premier fu coinvolto in vari scandali prima di essere deposto e di fuggire all'estero per evitare una condanna per corruzione.
Il giudizio sugli Shinawatra spacca da anni la Thailandia, le regioni rurali del nord li sostengono mentre i borghesi li detestano. E proprio di un sistema di sussidi ai contadini, in particolare ai coltivatori di riso, Yingluck doveva rispondere: aveva stabilito che i raccolti fossero pagati il doppio del prezzo e così lo stato avrebbe perso circa 8 miliardi di dollari mentre il riso marciva nei depositi. Una mossa elettorale, secondo i suoi accusatori, laddove gli Shinawatra si sono sempre difesi denunciando un uso politico della giustizia nei loro confronti.
La bella Yingluck aveva giurato che mai sarebbe scappata come suo fratello, una promessa tradita per la delusione delle migliaia di sostenitori che ieri l'aspettavano davanti al tribunale.
Ma considerando che poche ore dopo la sua fuga il ministro del Commercio del suo governo, Bonsoon Teriyapirom, è stato condannato a 42 anni poiché ritenuto colpevole di aver falsificato contratti di vendita del riso alla Cina, si comprende il motivo del ripensamento. Resta il fatto che adesso la Thailandia è sempre più nelle mani del re Maha Vajiralongkorn e dell'esercito, senza più alcuna opposizione interna.
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