Il Bangladesh va in piazza: pena di morte ai killer di Nusrat

Il Bangladesh va in piazza:  pena di morte ai killer di Nusrat

Decimo giorno di manifestazioni a Dacca, in Bangladesh, contro le violenze di genere e la «cultura d'impunità» verso gli abusi sessuali sulle donne. All'origine c'è un femminicidio: una 19enne è stata bruciata viva dopo che ha denunciato le molestie sessuali subite dal direttore della scuola che frequentava. La morte di Nusrat Jahan Rafi, avvenuta il 10 aprile, ha suscitato un'ondata di indignazione in tutto il Paese del Sud Est asiatico, dove le organizzazioni lamentano la mancanza di volontà delle autorità di indagare sui casi di stupro e aggressione sessuale. I manifestanti nella capitale hanno scandito slogan per chiedere la pena di morte per i responsabili dell'uccisione della giovane.

Finora le autorità hanno fermato 18 persone. Nei giorni scorsi, la premier Sheikh Hasina, ricevendo la famiglia della ragazza, aveva assicurato che «nessuno dei responsabili sarebbe sfuggito alla giustizia». Secondo l'ong Manusher Jonno dal 2 aprile sono avvenuti almeno 39 casi di stupri e 8 di molestie sessuali nei confronti di minori.

Nusrat Jahan Rafi studiava in una madrassa (una scuola islamica). Il 27 marzo scorso ha raccontato che il preside l'aveva convocata nel suo ufficio e l'aveva toccata ripetutamente in modo inappropriato. Prima che le cose peggiorassero era fuggita. Invece di tenersi tutto per sé, come fanno tante ragazze bengalesi per il timore di essere ripudiate dalla famiglia e della società, Nusrat ha deciso non solo di raccontarlo ai genitori ma anche di andare a denunciare l'aggressione alla polizia. L'agente di polizia che invece ha raccolto la denuncia non l'ha minimamente tutelata: è stata filmata mentre raccontava il fatto. E quel video è finito poi sui social.

Da quel giorno la giovane ha cominciato a ricevere minacce di morte. Centinaia di persone, guidate da due studenti della scuola, hanno manifestato in piazza per chiedere la liberazione del preside in arresto. Il 6 aprile, 11 giorni dopo le molestie, Nusrat è tornata a scuola per gli esami finali.

Con l'inganno però è stata portata sul tetto dell'edificio dove un gruppo di persone, a volto coperto, le ha chiesto di ritirare la denuncia. Dopo il rifiuto, hanno versato la benzina addosso a Nustrat e le hanno dato fuoco. Nel viaggio verso l'ospedale ha raccontato i fatti. Cinque giorni dopo è deceduta in ospedale.

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