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Bannon si consegna all'Fbi e trasforma l'arresto in show

Incriminato per oltraggio al Congresso, compare davanti al giudice. Alle tv: "Combatteremo il regime di Joe Biden"

Bannon si consegna all'Fbi e trasforma l'arresto in show

Steve Bannon si è consegnato all'Fbi. L'ex controverso stratega di Donald Trump si è presentato agli uffici del Bureau di Washington ed è stato arrestato dopo l'incriminazione per oltraggio al Congresso per aver negato la sua collaborazione alla commissione della Camera che sta indagando sull'assalto a Capitol Hill del 6 gennaio scorso. Il 67enne comparirà in Tribunale giovedì prossimo, ma non sarà detenuto in attesa di giudizio: ha acconsentito a presentarsi per controlli settimanali, consegnare il passaporto, e riferire di ogni spostamento al di fuori del distretto. In ottobre Bannon si era rifiutato di testimoniare e venerdì scorso un gran giurì federale lo ha accusato per due capi di imputazione: uno per non aver testimoniato e l'altro per non aver consegnato i documenti richiesti. Su questo secondo punto, il suo avvocato Robert Costello ha spiegato che le carte erano protette dal privilegio esecutivo invocato dall'ex presidente americano: «I privilegi esecutivi appartengono a Trump» e la sua richiesta deve essere «onorata», ha precisato. L'ex direttore del sito di estrema destra Breitbart News - che se verrà condannato rischia fino a due anni di carcere e una multa di mille dollari - è arrivato negli uffici dell'Fbi su un Suv nero poco prima delle 10 di mattina e prima di consegnarsi ha detto ai giornalisti che lo aspettavano: «Stiamo abbattendo il regime di Joe Biden. Voglio che voi, ragazzi, restiate concentrati sul messaggio. Nessuno deve distogliere l'attenzione da ciò che facciamo ogni giorno, questo è tutto rumore».

Con la sua incriminazione il dipartimento di Giustizia di Biden si trova di fronte al difficile test di perseguire uno dei maggiori consiglieri di un ex inquilino della Casa Bianca, rischiando di spaccare ulteriormente l'opinione pubblica. Intanto, alla luce della decisione del gran giurì trema anche Mark Meadows, l'ex capo di gabinetto di Trump, chiamato a deporre dalla commissione che indaga sull'assalto a Capitol Hill. Tramite i suoi legali pure lui ha fatto sapere che non intende adempiere al mandato ricevuto fino a che non sarà più chiara la definizione e l'applicazione del privilegio esecutivo che il tycoon e i suoi legali rivendicano. Il deputato democratico Adam Schiff e la deputata repubblicana (acerrima nemica di Trump) Liz Cheney, che siedono nella commissione istituita dalla speaker della Camera Nancy Pelosi, hanno detto che stanno lavorando per deferire rapidamente l'ex capo di gabinetto per oltraggio criminale. La strada scelta da Bannon e Meadows «non prevarrà sugli sforzi della commissione di ottenere risposte sul 6 gennaio e assicurare che una cosa del genere non si ripeta», ha detto Cheney, sottolineando come l'incriminazione dell'ex capo stratega della Casa Bianca «dovrebbe inviare un messaggio chiaro a chiunque pensi di poter ignorare il panel o cercare di ostruire la nostra indagine, ossia che nessuno è al di sopra della legge». In totale sono circa una decina gli ex funzionari e alleati di Trump che hanno ricevuto citazioni a testimoniare o condividere documenti con la commissione. L'ex Comandante in capo, invece, ha festeggiato nei giorni scorsi due importanti vittore legali: l'ex concorrente dello show televisivo Apprentice, Summer Zervos, ha rinunciato alla causa contro di lui per diffamazione, e un giudice di New York ha accolto la mozione di The Donald per archiviare l'azione legale del suo ex avvocato Michael Cohen contro la Trump Organization.

Zervos aveva fatto causa al tycoon nel 2017 dopo che lui aveva negato di averla assalita sessualmente e il 23 dicembre era stata fissata la sua deposizione.

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