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Il barbone e il topo nella Roma grillina

Accadde a Roma, non a Calcutta. Ma che differenza c'è ormai?

Il barbone e il topo nella Roma grillina

Accadde a Roma, non a Calcutta. Ma che differenza c'è ormai? Madre Teresa come sua prima opera portò al rifugio tra le sue braccia era giovane allora - una donnina rosicchiata dai topi. Lo raccontano tutte le biografie. Che c'entra con la storia di Salvatore? C'entra.

Nella chiesetta del Crocefisso, a un passo da via del Corso e dalla fontana di Trevi, la messa è alle sette del mattino. Questo lunedì le suore del convento che ha in cura questo antico e minuscolo gioiello della fede dei romani, hanno disposto all'ingresso, vicino alle acquasantiere, le immaginette ufficiali della canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta. Queste religiose, devote all'Eucarestia, si dedicano anch'esse ai poveri, oltre che servire in Vaticano. Dà loro una mano un signore anziano e di immenso cuore, di nome Lorenzo, che ha un negozio da quelle parti.

A messa iniziata entra ogni giorno Salvatore e si accomoda accanto a Lorenzo. Dice qualche parola sconnessa, ascolta la messa. Ha circa 40 anni. Ma è dura dare l'età a un senza tetto, invecchiano presto. In centro ce ne sono parecchi come lui, ciascuno con il suo nome, e un modo inconfondibile di fare e di essere. Infatti tutte le vite felici sono uguali, quelle infelici hanno cento differenze tra loro. Qualcuno di questi barboni dorme al Pantheon, altri sul sagrato di Santa Maria in Aquiro o a Sant'Agostino. Sono italiani, e hanno problemi di malattie mentali o di alcolismo, spesso entrambi i problemi. Salvatore attraversa tutte le mattine il cancelletto e la porticina della cappella, ascolta le buone parole del Vangelo e di Lorenzo, poi va via, non cerca la carità, non molesta. Vive così, non è una vita beata o picaresca, c'è dolore, solitudine, anche qualche sorriso però.

Ieri mattina, Salvatore non è entrato nell'Oratorio borbottando. È successo questo. Alle sei e trenta, quando Lorenzo arriva dopo due ore di treno e di bus, scorge l'amico nella piazza dell'Oratorio, seduto sulle sedie scompaginate di un ristorante cinese. È mogio e barcollante. Salvatore si tiene sul petto un braccio da cui perde sangue. Racconta che, come ogni notte, aveva preso sonno alla fontana di Trevi, il centro dei centri del Caput Mundi, nel suo solito posto dove si raggomitola su un cartone. Alle prime luci dell'alba sente qualcosa di caldo vicino a sé, fa per stringerlo, è l'istinto, ed era un gigantesco ratto che gli mangiucchiava il braccio. Lo ha scrollato da sé ed è andato di corsa dove sapeva di trovare chi lo avrebbe guardato come un fratello, un figlio, un uomo insomma. Lorenzo lo ha spedito subito all'ospedale per una iniezione contro la leptospirosi e per l'antirabbica. Speriamo bene.

Poche ore prima, alla celebrazione per far santa Madre Teresa, a piazza San Pietro, c'era la sindaca di Roma, Virginia Raggi. Un gesto buono e giusto, esserci. Bello vederla assentire alla denuncia del Papa contro i potenti che non fanno nulla per i poveri. Domanda: com'è possibile che finora si sia occupata più di beghe grilline che di pantegane romane? D'accordo, nessuno di notte dovrebbe dormire alla fontana di Trevi, ma non dovrebbero essere i roditori a custodire questo patrimonio dell'umanità. «Uomini e topi» si pensava fosse un romanzo di Steinbeck e un capitolo della biografia di Madre Teresa. Invece, accade a Roma.

Uomini, topi e grillini.

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