Barcellona non molla. "Lunedì l'indipendenza". Madrid muove l'esercito

Puigdemont: non ci spostiamo di un millimetro. Indagato per sedizione il capo della polizia

Barcellona non molla. "Lunedì l'indipendenza". Madrid muove l'esercito

Il Parlament di quella Catalogna disobbediente che vuole separarsi da Madrid, lunedì prossimo, col plenum dell'emiciclo, voterà per dichiararsi Stato indipendente. L'ha comunicato, ieri, ai media il partito autonomista Cup (Candidatura d'Unitat Popular). Ieri sera, Puigdemont ha finalmente risposto a Felipe VI: «Il re sta deliberatamente ignorando milioni di catalani che non la pensano come il governo di Madrid», ha detto il presidente catalano, mantenendo però l'incognita se farà o no la dichiarazione unilaterale d'indipendenza lunedì, subito dopo la votazione in parlamento. E ha concluso: «Ha deluso milioni di catalani».

Ieri sera, due ore prima che il presidente catalano Puigdemont parlasse ai suoi disobbedienti, il ministero della Difesa spagnolo confermava l'invio a Barcellona di due convogli militari dalla caserma di Saragozza, «in appoggio alle forze di polizia in Catalogna». Trasportano tende e materiale per creare un distaccamento a Sant Boi, in modo da ospitare gli agenti sfrattati dagli albergatori catalani.

Martedì sera il sovrano iberico, terzogenito di Juan Carlos de Borbon, con un discorso di cinque minuti, si era rivolto senza troppi convenevoli alla Generalitat accusandola «d'inammissibile slealtà» per non avere rispettato «i patti concordati», sottolineando «la totale nullità di un processo d'indipendenza fuori dalle regole della Costituzione». Ieri i non separatisti, confortati dalle parole di Felipe VI, mediante la Societat Civil Catalana (Scc), associazione contraria alla secessione, hanno proclamato per domenica prossima una grande manifestazione in tutta la Catalogna a sostegno dell'unità del Paese.

A Madrid Rajoy, dopo l'invio delle prime truppe in Catalogna, non esclude nessuna opzione «legale e proporzionata» in base alle prossime mosse di Puigdemont. Secondo voci trapelate dalla Moncloa, il premier, scartando i vertici della Generalitat, sarebbe disposto a negoziare soltanto con un esecutivo legittimo. La speranza della Capitale è che lunedì non ci siano voti sufficienti per votare l'indipendenza e il Govern venga sfiduciato, aprendo a nuove elezioni. Rajoy ha ricevuto il cardinale di Barcellona, Juan José Omella, molto influente sulla Generalitat. Potrebbe essere lui a riportare al dialogo il Govern e Madrid.

Da ieri pomeriggio, Josep Lluis Trapero, il maggiore dei Mossos, ritenuto un eroe dai separatisti per non aver obbedito alla Policia Nacional, ordinando ai suoi uomini di non usare violenza sui votanti, è indagato per «sedizione e disobbedienza all'autorità», in base al non intervento dei suoi lo scorso 20 settembre quando gli ispettori di Madrid rimasero bloccati all'interno del dipartimento catalano dell'Economia. Trapero, essendo maggiore, rischierebbe fino a 15 anni di carcere.

Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione europea ha

dichiarato: «È il momento di trovare una strada per superare lo stallo e lavorare rispettando la Costituzione spagnola». Intanto oggi la sindaca di Barcellona Ada Colau incontrerà tutti i consoli della Ue presenti in città.

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