
Federico Mollicone, 54 anni, presidente della Commissione cultura della Camera, è uno dei soci fondatori di Fratelli d'Italia.
Presidente, Venezia ha aperto da pochi giorni e lei ha già acceso due polemiche. Prima le critiche a Sorrentino, poi gli elogi al film su Putin. Perché non le è piaciuto Sorrentino?
"Alle volte i titoli dei giornali non riescono a essere rappresentativi della dichiarazione fatta. Il film mi è piaciuto e gli attori sono tutti bravissimi. Ho detto solo che - ed è un'opinione condivisa da molti esperti - con un po' più di ritmo sarebbe stato più calzante. Ma è una mia personale opinione da appassionato di cinema. Sorrentino è sempre Sorrentino e il tema che ha proposto è importante e fa riflettere".
E il film su Putin invece le è piaciuto
"Uno dei film più belli in concorso, un esempio perfetto di cinema che fa capire la realtà e ne diventa anche la sua ermeneutica".
Ma a lei piace provocare la stampa e la sua subalternità alla sinistra o semplicemente non riesce a non dire ciò che pensa?
"Seguo il cinema da quando sono ragazzo, prima da organizzatore culturale e poi come responsabile della cultura nei vari partiti di centrodestra. Seguo la Mostra del Cinema dal 1998. Mi considero un addetto ai lavori. Ho espresso opinioni che sono estetiche ma anche nel merito e nel contenuto. Come scrive Edmond Rostand nel suo Cyrano, dispiacere mi piace, dell'odio mi diletto. Se tu sapessi come s'incede più gagliardi sotto il fuoco di fila dei malevoli sguardi. Lo dico col sorriso, ovviamente".
Scamarcio, che è un attore decisamente di sinistra, ha parlato di "circoletto". Ha ragione? C'è un circoletto di sinistra che comanda nel cinema italiano?
"Circolo, circoletto, cupola. Chiamatela come volete. Sicuramente, per molti anni, il sistema cinematografico ha premiato pellicole di poco successo al botteghino e con contenuti scadenti".
E questo circoletto è riuscito a far piovere milioni sul cinema di sinistra, anche quello di scarsa qualità?
"Come ha detto il Ministro Giuli in Aula, la cronaca ci consegna casi di abusi, zone d'ombra e talvolta truffe legate al mondo della produzione cinematografica. Ma non è solo una questione politica. Le nuove regole in vigore dal 2024, introdotte dal governo Meloni con Giuli e Borgonzoni, hanno reso più stringenti i controlli sui costi, introdotto sanzioni rafforzate per i revisori e stabilito criteri più rigorosi per accedere al credito d'imposta. La Direzione generale Cinema è attualmente al lavoro su 200 fascicoli per verifiche su 350 milioni di euro di credito. Siamo dalla parte di tutti i produttori onesti, che sono il 99%".
Per questo avete presentato un disegno di riforma?
"Dopo aver già reso più trasparente il meccanismo del tax credit, come Fratelli d'Italia, abbiamo depositato alla Camera una legge di delega al Governo volta a rendere l'impianto normativo di riferimento del cinema e dell'audiovisivo maggiormente efficace, flessibile e sincronico rispetto le reali dinamiche del comparto".
Mi pare che gli obiettivi siano tre: aumentare i controlli e promuovere solo cinema di qualità; promuovere l'immagine del nostro Paese; spostare investimenti italiani e stranieri dall'estero all'Italia. È così?
"I punti qualificanti del progetto di riforma, che non riguarda il tax credit ma tutto il sistema cinema, puntano ad una governance rafforzata - con un incremento del personale - a misure e incentivi più efficaci a beneficio degli operatori, in particolar modo per le sale cinematografiche, e ad azioni di semplificazione amministrativa. Valorizzeremo le linee d'intervento sull'identità nazionale, renderemo più diretto il confronto con le categorie e ci sarà la certezza dei tempi di erogazione".
Come mai da decenni la sinistra gode di quella che viene chiamata l'egemonia nel campo della cultura e dello spettacolo?
"Fin da Gramsci, i padri fondatori della sinistra hanno teorizzato la necessità di un'egemonia culturale, un dominio intellettuale e morale sulla società attraverso la persuasione e l'influenza dei propri intellettuali organici. Noi, da quando abbiamo vinto le elezioni, abbiamo evidenziato, invece, il concetto di sintesi nazionale: vogliamo che gli italiani si riconoscano in un immaginario italiano".
Il circoletto dei cineasti di sinistra ha organizzato una gran mobilitazione contro Israele
"Come ho più volte sottolineato durante la rassegna, il cinema deve essere un linguaggio di libertà. Per me è inaccettabile che sia stato chiesto all'organizzazione di mettere al bando degli artisti. Ben vengano pellicole sul tema, ma il red carpet degli antagonisti non ha senso".
Quella di sabato a Venezia è stata una manifestazione antisemita?
"Non so se si sia trattata di una manifestazione antisemita, ma sicuramente, parlando di genocidio, si rischia di fare il gioco di Hamas".
È giusto che la politica invada gli eventi culturali?
"In occasioni di risonanza mondiale come la Mostra del Cinema, è normale che avvenga. Penso che sia sempre positivo il confronto e il dialogo civile, anche su temi che esulano l'aspetto prettamente artistico. Un altro discorso sono gli steccati ideologici, la falsa propaganda a senso unico e i boicottaggi".
Quale deve essere a suo avviso il rapporto tra cultura e politica?
"La cultura è libera e la politica ha il compito di sostenerla".