Coronavirus

"Basta con le discriminazioni: i professionisti sono imprese"

Il presidente di Confprofessioni: è ingiusto escluderci dagli aiuti concessi in proporzione al calo del fatturato

"Basta con le discriminazioni: i professionisti sono imprese"

Il governo discrimina avvocati, medici, commercialisti, architetti. Le professioni «ordiniste» sono state prima escluse e poi recuperate per il bonus da 600 euro. Ora, ufficialmente tagliate fuori dagli aiuti a fondo perduto per recuperare una quota delle perdite da coronavirus, riservate a imprese e autonomi iscritti alla gestione separata Inps. Colpa di un pregiudizio ottocentesco, accusa Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni.

Un rapporto difficile quello con il governo Conte...

«Già con il Cura Italia non avevano preso in considerazione gli iscritti agli ordini professionali per il bonus da 600 euro, siamo stati noi a chiedere e ottenere il rafforzamento del reddito di ultima istanza. Prima il bonus era stato riconosciuto solo agli autonomi. Intendiamoci, siamo contenti che siano state prese delle misure a favore degli iscritti alla gestione separata e nessuno li mette in discussione, ma non accettiamo che i professionisti con casse previdenziali siano discriminati».

Con il decreto Rilancio è andata meglio?

«È arrivato un nuovo rifinanziamento del reddito peraltro insufficiente. Noi avremmo voluto che fossero liberate più risorse a favore delle casse professionali, per permettere loro gli di attuare misure di sostegno al reddito, ma non abbiamo avuto risposta».

Poi sono spuntati gli aiuti a fondo perduto, dai quali sono stati esclusi gli ordinisti. Il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri dice che avete già il bonus da 600 euro...

«Non capisco perché quando si passa da una indennità fissa a una variabile che dipende dal fatturato si debbano escludere i professionisti».

Come se lo spiega?

«Forse cattiva informazione. Oppure l'essere legati a una idea ottocentesca dei professionisti come dei singoli. Non succede più da tempo, forse nei piccoli paesi. Per il resto i professionisti si sono organizzati come delle imprese. Hanno investito, acquistato beni strumentali e assunto personale. Sono delle vere e proprie piccole e medie aziende, e hanno ottenuto riconoscimenti in questo senso anche dall'Unione europea. In questo periodo i professionisti hanno avuto cali di fatturato importanti. Basti pensare ai dentisti che hanno dovuto rallentare se non sospendere del tutto l'attività per limitare i rischi di contagio. Siamo stati vittime di una discriminazione che è inaccettabile, anche perché occupiamo 900mila persone e la nostra attività vale 210 miliardi di euro. Senza contare il contributo che alcuni professionisti stanno dando al Paese per superare questo periodo. Penso a commercialisti e ai consulenti del lavoro, che stanno dando una mano alle aziende alle prese con il caos della Cassa integrazione».

Chiedete modificare il decreto, includendo i professionisti tra i beneficiari dei contributi?

«Certamente».

Altre priorità?

«Proporremo altre modifiche per il rilancio dell'economia e per le professioni tecniche, ad esempio il rilancio del settore degli appalti, semplificando le procedure».

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