"Basta soldi alla Difesa" Di Maio frena la Trenta e punta a liquidarla

La ministra accusata di essere "militaresca" e lontana dalla linea M5s in materia di armi

"Basta soldi alla Difesa" Di Maio frena la Trenta e punta a liquidarla

C’ è aria di rimpasto nel governo, almeno tra le file dei pentastellati. Le voci di una rottura tra il vicepremier Luigi Di Maio e i ministri Elisabetta Trenta (Difesa) e Danilo Toninelli (Infrastrutture e trasporti) si fanno sempre più insistenti. Tanto che il vertice del partito, secondo i rumors di palazzo, starebbe pensando di sostituirli in tempi brevi. Al centro degli attriti alcuni episodi che a Giggino non sarebbero andati giù. In primis lo scontro con la titolare del dicastero di via XX Settembre sulle questioni degli F-35 e delle spese per il comparto. Durante un infuocato vertice di partito Di Maio avrebbe tuonato: «Mezzo miliardo? Non se ne parla nemmeno. Ricordati che sei diventata ministro grazie ai 5 Stelle». Insomma, la ex prof della Link Campus University se ne sarebbe andata in lacrime, dopo aver dovuto parare i colpi sull’ipotesi di acquisto dei missili Camm-Er, le nuove armi che andrebbero a sostituire, nel 2021, gli Aspide. Se da una parte il ministro della Difesa avrebbe caldeggiato questo passo, anche su suggerimento dei vertici delle Forze armate, dall’altro sarebbe stata stoppata da Di Maio, che ha sempre mostrato un’impostazione più pacifista in tipico stile pentastellato. Idem per gli F-35. Troppi, per i 5 stelle, quelli preventivati dai precedenti governi. La Trenta, peraltro, negli ultimi tempi pare aver avuto qualche problemino anche coi militari. Nei giorni scorsi il generale in pensione dell’Esercito, Giulio Carletti, le ha scritto risentito per non aver detto nulla di fronte alle affermazioni di Di Maio, che avrebbe definito i generali italiani «parassiti di Stato». Ma il suo silenzio non sarebbe che un sottomettersi al diktat del Movimento, in cui nessuno fa niente senza che tutto passi dal vicepremier, dalla Casaleggio e da Rocco Casalino, che deciderebbe per i ministri a chi rilasciare interviste, quando e quale linea comunicativa tenere. La Trenta, dalla sua, avrebbe mostrato troppa indipendenza e un modo di fare troppo «militare». Per questo Di Maio avrebbe perso la pazienza. Non sarebbe esente dalla possibilità di essere sostituito anche Toninelli. Gli attriti sarebbero iniziati in un primo momento perché il ministro avrebbe dimostrato troppa vicinanza alle posizioni leghiste di Salvini, che ha appoggiato più volte, la scorsa estate, per la questione legata ai flussi migratori e alla chiusura dei porti. In un secondo momento il titolare del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti sarebbe stato rimproverato per una foto postata su Instagram in cui appare coi figli dal parrucchiere. La prima didascalia che aveva pubblicato recitava: «Ho revocato la revoca della concessione al mio barbiere», poi sostituta con una frase diversa. Per Di Maio, visti i morti del ponte Morandi, la gaffe non era accettabile, per cui avrebbe deciso di affiancare a Toninelli un «commissario» che lo segua nella pubblicazione dei post sui social media. Più recente lo scivolone sul Brennero, che avrebbe mandato il vicepremier su tutte le furie.

La verità è che dal Movimento, dicono i ben informati, si inizia a sentire il peso sempre maggiore di un Matteo Salvini che spopola tra la gente e si punterebbe ad avere ministri che siano più incisivi e carismatici, che tengano una linea più vicina al partito di appartenenza e che facciano meno di testa loro. Da capire con chi Di Maio voglia sostituire Trenta e Toninelli, visto che anche lui continua a stare all’ombra del collega leghista.

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