Complimenti. Da troppi anni dominava la stravaganza degli argomenti dei temi per la maturità, come se la stravaganza avesse la funzione di rendere moderna e appetibile una prova d'esame che impaurisce e stressa i ragazzi, ma che serve poco o niente per valutare la loro maturità.
Complimenti, perché è prevalso il «prima l'Italia» con la sua grande tradizione culturale umanistica in grado di dialogare con quella scientifica. La poesia di Ungaretti è un capolavoro che va in quella direzione; sempre utile è riflettere sul valore del nostro patrimonio artistico che si evoca sempre come una grande risorsa economica del Paese ma che poi, proprio per insipienza, viene abbandonato a se stesso e lasciato al degrado. Anche i temi di carattere socio-politico non sono pretestuosi. Sciascia scrive uno straordinario romanzo sulla mafia, facendo capire cosa essa sia in pagine lapidarie che da sole sono in grado di cancellare la faziosità degli antimafiosi d'ordinanza, che dell'antimafia hanno fatto una professione retorica, riempiendosi le tasche di soldi. Molto impegnativo il commento al discorso del prefetto sul generale Dalla Chiesa. Il rischio è di cadere nella banalità dei luoghi comuni: certo, coloro che hanno affrontato questo argomento, svolgendolo con competenza, dimostrano sicuramente profondo interesse per la storia contemporanea.
I temi sono intelligenti anche perché nessuno potrà invocare scuse sul fatto che essi non rientrino nei programmi di studio. Comunque, ora che finalmente le tracce sono sensate, che rispecchiano nel loro complesso ciò che si dovrebbe imparare nell'ultimo anno (almeno) di scuola superiore, non è inutile porsi la domanda sul senso di un esame che vorrebbe verificare la maturità dei nostri giovani. Metto subito le mani avanti: se devo considerare le riforme - fatte nella scuola e nell'università dalla metà degli anni 60 a oggi - una è stata peggio dell'altra. (Mi permetto di citare un mio libretto in proposito, pubblicato dal Giornale). Tuttavia l'esame è anacronistico, e che sia tale lo dimostra la sua totale incapacità di selezionare: la percentuale dei promossi è altissima, e gli insegnanti sono, giustamente, molto perplessi sulla possibilità di bocciare. Eppure la situazione è paradossale perché sfido chiunque a dirmi che attraverso quei temi oggi proposti non si possa valutare la maturità di un ragazzo. Insomma, per ragionare su Ungaretti, Sciascia, sul discorso del prefetto ci vuole maturità per non dire sciocchezze, mentre per sostenere bene le altre prove - traduzioni e verifiche di matematica - ci vogliono competenze «tecniche» e sono queste che fanno discutere se siano idonee a valutare la maturità dello studente.
Da questa situazione non se ne viene fuori, sono decenni che si discute su come riformare (o abolire) l'esame di maturità che poi resta sempre più o meno uguale; e inutile. Una questione che diventa ancora più complessa da risolvere quando leggiamo finalmente tracce di temi corrette e sensate come quelle di ieri: chi le affronterà bene, mostrerà certamente la propria maturità.
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