Battere i terroristi? Lo vieta la privacy

Sindaco chiede i nomi degli schedati per ragioni di sicurezza. Risposta: è fuorilegge

Battere i terroristi? Lo vieta la privacy

In un primo messaggio al prefetto, a inizio settembre, il sindaco di una città di 95mila abitanti nel nord della Francia prova a spiegare gli sforzi di un piano di pubblica sicurezza a cui mancava solo un tassello: la conoscenza degli individui radicalizzati residenti a Evreux. Siamo a un'ora da Parigi. Il primo cittadino dei Les Républicans (LR) alle elezioni aveva promesso prevenzione contro i jihadisti della porta accanto. Più agenti di sicurezza nei luoghi pubblici dove vivono le cosiddette fiches S, soggetti schedati ma a piede libero per mancanza di prove, la cui radicalizzazione (e pericolosità) è certificata dal ministero dell'Interno. Guy Lefrand, che è pure vicepresidente del consiglio regionale della Normandia, vuole capire se nei pressi di scuole e ospedali sia necessaria più attenzione. Se nei suoi uffici lavorino fiches S. La risposta del prefetto 57enne Thierry Coudert, uomo di Stato al primo incarico dipartimentale è invece un secco no: «In virtù di una legge del 2010 non sono autorizzato a comunicare al primo cittadino la lista degli individui radicalizzati». Punto.

«Chiedo allora che lo Stato espella dalla città le persone indicate con la fiche S, visto che lo Stato non ci dà i mezzi per proteggere la popolazione di Evreux», ribatte il sindaco nella seconda lettera indirizzata al prefetto questa settimana. Ancora un niet. Coudert ribadisce l'impossibilità di dare i nomi. Solo i Servizi e il ministero dell'Interno hanno questi elenchi, resi noti alla polizia e alla gendarmerie. Caso chiuso? Tutt'altro. Per sbloccare l'impasse che non riguarda solamente questa cittadina di 95 mila abitanti, ma una Francia ancora in Stato di emergenza, alcuni deputati LR chiederanno un apposito decreto al premier Manuel Valls. «La mia domanda è legittima», insiste il sindaco Evreux. Specie a fronte dei recenti episodi.

Ad agosto il ministro dell'Educazione nazionale Najat-Vallaut Belkacem annunciava che, lei, disponeva della lista delle fiches S relativa al personale scolastico e furono una decina gli insegnanti sospesi perché radicalizzati. Non si capisce perché un sindaco non debba conoscere, seppure in modo confidenziale, le persone radicalizzate che vivono nel comune, o che magari lavorano proprio nell'istituzione pubblica, tuona un altro primo cittadino, il sindaco di Aulnay, Bruno Beschizza (LR). Siamo stati chiamati a gestire una città. Sono circa ventimila le persone schedate con la fiche S in tutta la Francia, vogliamo sapere quante di queste vivono nel singolo comune. Lui si è rivolto al ministro dell'Interno e a quello dell'Educazione nazionale, ma in gioco c'è la presunzione d'innocenza: dare ai sindaci i nomi delle Fiches S renderebbe possibile forme di discriminazione sul lavoro, fanno sapere dal ministero dell'Interno rispondendo ai media francesi. Il braccio di ferro però va avanti. Il tema potrebbe diventare uno dei punti chiave della campagna presidenziale.

L'idea di «ondividere gli elenchi con i sindaci» l'ha lanciata anche il senatore-sindaco socialista di Alfortville (Val-de-Marne) Luc Carvounas, invitando il ministro dell'Interno a trasmettergli la lista. Solo così, dicono i primi cittadini, potremo aiutare lo Stato a battere i jihadisti della porta accanto.

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