Roma - La tempistica dell'operazione sarebbe perfetta. E del resto lo stesso Alessandro Di Battista lo ha annunciato al popolo stellato sabato sera, in collegamento dal Sudamerica. Dibba ha detto: «A Natale torno, abbiamo già fatto il biglietto. Vediamo poi che succederà. Non pensavo mi mancasse così tanto la battaglia». Un suo ritorno in politica, dopo l'esilio volontario, a sentire i rumors sembrava scontato già da mesi. Tanto che un senatore a fine agosto confidava di essere preoccupato per la regola del doppio mandato «anche perché non possiamo perdere un personaggio come Di Battista». Un rientro con solide prospettive sul futuro, dunque.
Resta da capire quale sarà il ruolo di Dibba. Nelle ultime settimane c'è una voce che si è fatta di nuovo insistente. Di Battista candidato sindaco a Roma. Nel M5s ragionano che, dopo l'esperienza di Virginia Raggi, lui potrebbe essere l'unico uomo in grado di mantenere alta la bandiera pentastellata sul fortino assediato del Campidoglio. La scadenza naturale è il 2021, tra tre anni. Ma nel Movimento non dimenticano che sulla testa della Raggi pende una spada di Damocle. La sentenza del Tribunale riguardo all'accusa di falso ideologico sulla nomina di Renato Marra, fratello dell'ex braccio destro Raffaele, è prevista per il 10 novembre. Con uno scenario del genere, la Capitale potrebbe andare al voto nella primavera 2019, a ridosso o in concomitanza delle Europee. Negli ambienti del M5s romano confermano che Di Battista ha una gran voglia di politica. E sarebbe la carta perfetta per non perdere Roma.
Al momento, si tratta di una delle ipotesi di scuola che circolano come possibili vie d'uscita nel caso Virginia Raggi venisse condannata dal Tribunale di Roma. Allo studio ci sono una serie di strade: andare avanti, ma senza il simbolo del M5s, autosospendersi dalla carica oppure dimettersi senza appello. E, nelle ultime settimane, è tornata a sedurre gli animi l'«ipotesi Dibba». Uno dei tanti piani alternativi che si rincorrono nelle stanze del potere grillino romano e nazionale.
Ma comunque, assicurano tutti, è difficile che Di Battista possa restare senza una poltrona. Infatti, per quanto riguarda la sua carriera le alternative potrebbero essere tre. Una candidatura last-minute a Roma, un posto alle europee, infine la meno immediata: tre anni di attivismo di nuovo in prima linea, fino a una corsa al Campidoglio a scadenza naturale se Virginia Raggi dovesse passare indenne le forche caudine della magistratura.
Intanto continuano gli attacchi incrociati da parte di quella corrente di M5s romano che mal sopporta la sindaca di Roma. Qualche giorno fa Roberta Lombardi, consigliera regionale in Lazio e da anni «rivale» della Raggi, ha detto a Repubblica: «In caso di condanna la Raggi si deve dimettere, perché ha firmato il codice etico come tutti noi.
Non ci sono piani B, siamo Cinque Stelle - ha sottolineato - e se deroghiamo alle nostre stesse regole diventiamo come gli altri». E poi l'ultima stoccata: «Ho l'onestà intellettuale e gli occhi per vedere che la mia città è ancora molto in difficoltà. Non sarò certo io a dire che a Roma va tutto benissimo».
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