Di Battista attacca dal Nicaragua. Salvini: "Lui sì che si gode la vita"

Dal Nicaragua Dibba continua a minacciare il governo e a sobillare la base grillina. Di Maio non sta tranquillo. Ma Salvini lo gela: "Lo invidio profondamente..."

Di Battista attacca dal Nicaragua. Salvini: "Lui sì che si gode la vita"

Non fa altro che pungolare il governo. Lo fa di continuo. E lo fa pure da lontano. Adesso Alessandro Di Battista si trova in Nicaragua e, nonostante il complicato fuso orario, non perde mai occasione per lanciare stoccate (durissime) contro Matteo Salvini e, più indirettamente, contro Luigi Di Maio. E, mentre al capo politico del Movimento 5 Stelle fa paura il ritorno del grillino girovago dal tour in Sud America, il leader leghista fa spallucce e lo prende pubblicamente in giro. "Lo invidio profondamente - chiosa a Otto e mezzo - si sta godendo la vita con la moglie e il figlio".

Dibba rappresenta l'ala più di sinistra del Movimento 5 Stelle. È il braccio meno dialogante, capitana i pasdaran di Beppe Grillo e non vede affatto di buon occhio l'alleanza stretta da Di Maio con Salvini. In Italia ha lasciato il padre Vittorio che usa Facebook come clava contro l'esecutivo. Ci va sempre giù pesante e senza girarci troppo intorno. "Ca' nisciuno è fesso - scriveva giusto ieri sul social network - il compromesso mi sta bene. La riforma della prescrizione dal 2020. Benissimo. Il decreto Sicurezza dal 2020. Se poi salta tutto, prima del 2020, tanti fianiromani. Lezioncina di storia Patria: Muzio Scevola ci mise la mano, il sottoscritto non ci mette la mano e neppure altro". Il figlio Alessandro non è da meno: pungola, attacca e sferza appena ne ha l'occasione. Lo fa con post ben calibrati su Facebook, ricordando la sua presenza nei "reoportage" che il Fatto Quotidiano gli pubblica e rilasciando qua e là interviste critiche con l'operato dell'esecutivo Conte. "Mi chiedete in tanti di tornare - scriveva un paio di giorni fa su Facebook - presto, presto torneremo. Mancano meno di due mesi, poi vediamo cosa succede e vedremo che faremo. Per adesso facciamo documentari, scriviamo. Io scrivo reportage".

Continuare ad annunciare il proprio ritorno, come sottolinea oggi il Corriere della Sera, suona come una sorte di minaccia al governo e rischia seriamente di far saltare l'alleanza tra il Movimento 5 Stelle e la Lega. Non è ifatti un caso se Dibba si fiondi a commentare solo le misure che richiamano maggiormente la pancia della base grillina. "So che il M5S sull'anticorruzione deve essere molto, molto duro", scriveva sempre su Facebook mentre la maggioranza stentava a trovare un'alleanza sul ddl anti corruzione. "Per me la prescrizione dovrebbe essere sospesa quando c'è il rinvio a giudizio e non dopo il primo grado perché quest'istituto ha favorito solo i ladri in questo Paese - spiegava - bisogna capire da che parte sta la Lega, e si capisce su questa roba qua, si capirà a breve se la Lega sta pensando un minimo al Paese o l'unico paese a cui pensa sia Arcore". All'ennesima provocazione Salvini aveva risposto con una battuta ad effetto che ha disintegrato Dibba: "La fiducia al mio decreto l'hanno votata i 5 Stelle e non Forza Italia. C'è il fuso orario, avviseranno Di Battista... se prendo un impegno lo rispetto fino in fondo".

Il problema politico, però, resta. Almeno per il Movimento 5 Stelle. Anche perché lì'obiettivo di Di Battista è portare il partito più a sinistra. Dalla sua avrebbe un'altro grillino duro e puro come Roberto Fico. E così continuare a ripetere che sta per tornare in Italia significa anche ricordare a Di Maio che la sua leadership non è così scontanta. Anche perché, una volta caduto il governo Conte, si sarebbe giocato i due mandati che il movimento dà a un politico per stare tra i Palazzi romani. E, a meno che i grillini (come sono soliti fare) non si inventassero un codicillo per stravolgere il regolamento del M5S, al prossimo giro dovrebbe toccare a Di Battista. Ora bisogna solo capire quando. Dalla sua, oltre una folta schiera di parlamentari, ha anche la maggioranza dei militanti.

Non resta da capire se, quando atterrerà a Roma, farà di tutto per staccare la spina all'alleanza gialloverde o avrà la pazienza di aspettare il suo turno. Di Maio, intanto, si limita a stare a guardare: "Alessandro? Lo aspetto con enorme affetto…".

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