Economia

La Bce avvisa: "Roma rispetti le regole"

Pronti altri 130 miliardi, 28 andranno alla banche nazionali

Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi
Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi

Roma - L'avvertimento della Banca centrale europea arriva con il Bollettino mensile di dicembre. Il linguaggio è, come sempre, misurato; ma il significato è chiaro. Per l'Italia è importante «assicurare il pieno rispetto dei requisiti del patto di Stabilità e della regola del debito - si legge nel documento - per non mettere a repentaglio le finanze pubbliche e preservare la fiducia dei mercati».

Mario Draghi si appresta, superando in parte, e con molte difficoltà, le resistenze della Germania e di altri Paesi del Nord, a varare ulteriori «strumenti non convenzionali» per favorire la crescita economica ed evitare la deflazione. Ma il tutto «nel quadro del proprio mandato». Perciò l'acquisto diretto di titoli pubblici resta sospeso. Per ora, la Bce prosegue i suoi programmi di finanziamento, assegnando alle banche europee 130 miliardi di euro, di cui 28 agli istituti di credito italiani.

L'Italia può contare su Draghi per quanto riguarda le iniezioni di liquidità al sistema bancario. Ma questo non basta. La politica monetaria accomodante della Bce «contribuisce a sostenere la ripresa», ma gli Stati devono fare la loro parte: «È fondamentale che le riforme strutturali siano credibili ed efficaci per incoraggiare gli investimenti ed anticipare la ripresa».

Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan non possono più giocare coi numeri. Il disavanzo 2015 al 2,6% del Pil, ipotizzato dal governo, è nettamente superiore all'1,8% indicato nell'ultimo aggiornamento al programma di stabilità. E si riscontra una «deviazione» dalla regola del debito. Il Jobs Act - la prima delle riforme promesse - potrebbe essere varato a breve, ma sarà necessario vagliarne l'efficacia. I tempi sono molto stretti: «Valuteremo in marzo la situazione italiana alla luce di quanto avrà fatto per onorare gli impegni», dice il portavoce di Jean-Claude Juncker. Il rischio è un inasprimento della procedura sul deficit. L'Italia è «guidata da politici responsabili», osserva il presidente della Commissione: come a dire, nessuno faccia il furbo con Bruxelles.

Il caso Italia si innesta in una situazione economica ancora molto difficile nell'intera Eurozona. E non manca lo scetticismo sull'efficacia del piano Junker sugli investimenti.

«Non mi convince - commenta il presidente della Confindustria, Giorgio Squinzi - perché rischia di creare ulteriori disparità fra gli Stati».

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