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La Bce gela l'Italia sul debito Recovery «povero» sulla casa

L'Eurotower vede nero: «Quarto trimestre in forte calo, rischi gravi». Il superbonus solo fino a giugno 2022

La Bce gela l'Italia sul debito Recovery «povero» sulla casa

La Bce richiama l'Italia a ritrovare quanto prima il percorso della disciplina di bilancio. Il monito dell'Eurotower rende ancora più cogente la realizzazione dei progetti contenuti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che ieri il premier Conte ha inviato ai ministri con una sorpresa: per estendere la quota degli investimenti il superbonus del 110% non si potrà prolungare oltre giugno 2022.

Ma andiamo con ordine. Ieri il Bollettino mensile della Bce ha evidenziato che i lockdown di fine anno «dovrebbero determinare un nuovo calo significativo dell'attività nel quarto trimestre». La pandemia, prosegue il rapporto, «genera gravi rischi per le economie dell'area dell'euro». In tale contesto Italia, Francia e Spagna dovrebbero registrare i disavanzi più elevati, oltre il 7,5% del Pil. Un peggioramento dei conti pubblici che dovrebbe però essere invertito nel 2021. Francoforte, pur non criticando l'impianto della legge di Bilancio, ha ricordato che «è fondamentale che le misure siano tempestive, temporanee e mirate, in modo da fornire sostegno nel modo più efficace senza produrre effetti durevoli sulle posizioni di bilancio nel periodo successivo alla crisi». Insomma, non si potrà andare avanti a lungo con le misure-tampone anche se l'istituzione guidata da Christine Lagarde è pronta a fare tutto il necessario per sostenere le economie dell'area euro. A dicembre è stato potenziato di ulteriori 500 miliardi il Pepp (programma di acquisti per l'emergenza pandemica) portandolo a quota 1.350 miliardi ed estendendo fino a giugno 2022 il rifinanziamento degli istituti di credito. Il sostegno di bilancio dovrebbe, tuttavia, continuare a rimanere su livelli elevati per supportare l'adozione di nuove misure mirate a sostenere la ripresa. Ma occorrerà giudizio.

Una circostanza rimarcata anche dal vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, che ha ribadito di aspettarsi «piani di Recovery realistici e ambiziosi per sbloccare i finanziamenti NextGenerationEU». La possibilità di ottenere così tanti soldi «non tornerà presto, quindi è meglio che li spendano saggiamente», ha aggiunto di fatto rivolgendosi a Paesi non sempre virtuosi come l'Italia.

Ed è proprio sul concetto comunitario di «virtù» che ha fatto leva il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, nella messa a punto della nuova bozza del Pnrr diffusa ieri. L'importo totale degli interventi è stato portato da 209 a 222 miliardi includendo anche i fondi di coesione Ue. La ripartizione è stata effettuata secondo le indiscrezioni già circolate (18 miliardi alla sanità, 8 miliardi al turismo i capitoli che hanno raddoppiato le dotazioni, 32 miliardi alle infrastrutture). All'istruzione e ricerca 26 miliardi, alla digitalizzazione andranno 45 miliardi di cui 18,8 miliardi a Transizione 4.0, segno di come l'intenzione di ridurre i bonus per le imprese (se non per effettuare acquisti hi-tech) abbia prevalso. A fare le spese di questo intendimento anche il superbonus del 110% per le ristrutturazioni degli immobili per l'efficienza energetica e antismismica. I 19,09 miliardi previsti, infatti, non sono sufficienti a estendere la misura oltre la scadenza prevista dalla legge di Bilancio 2021 (giugno 2022).

In fondo, anche quel tipo di lavori avrebbe aiutato a rimettere in sesto un Paese precipitato ancora nella deflazione: Ieri l'Istat ha certificato un -0,2% dei prezzi nel 2020.

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