Politica

"Bella ciao" dopo la messa. Lo show di don Biancalani

Il parroco di Pistoia paladino dei migranti torna a polemizzare contro Salvini. Biasimo della Diocesi

"Bella ciao" dopo la messa. Lo show di don Biancalani

La promessa è stata mantenuta. Cronisti e telecamere giunti nella parrocchia di Santa Maria Maggiore, nel quartiere residenziale di Vicofaro a Pistoia, non sono rimasti senza lavoro. Don Massimo Biancalani ha infatti aspettato la fine della messa per intonare Bella ciao. L'aveva annunciato la settimana scorsa. E non si è tirato indietro nemmeno di fronte al biasimo del Vicariato di Pistoia. «In chiesa - recitava un laconico comunicato della Diocesi - non si posso eseguire canti inadeguati alla liturgia stessa». Eppure la chiesa si è trasformata in un «teatro civile» animato dalle voci del parroco e dei suoi sodali e dalle luci di telecamere che immortalavano il momento. La canzone è stata eseguita da uno sparuto drappello di fedeli che ha cantato tenendosi per mano davanti all'altare e in favore di telecamera. Una «provocazione», l'ha definita lo stesso don Massimo pubblicando il video sui social network. Un'iniziativa nata come risposta polemica alla politica di Matteo Salvini. «Nessun dialogo è possibile -aveva detto il parroco toscano - con chi fomenta l'odio». Oggi, scrive il religioso sulla sua pagina Facebook, «servono Vangelo e Costituzione per diventare partigiani d'amore e di umanità».

Da tempo, infatti, il parroco di Santa Maria Maggiore combatte una sua personale crociata non soltanto contro il leader della Lega, ma anche contro chi volge lo sguardo altrove per evitare di confrontarsi con la piaga della migrazione. Don Massimo ha infatti trasformato il matroneo della chiesa in un «ospedale da campo» (sua la definizione) dove offre ricovero a più di 200 migranti. Per questa sua scelta molti parrocchiani hanno smesso - come lui stesso ha confermato - di frequentare le funzioni. Fatto che non ha suscitato nel religioso alcun ripensamento. Da tempo il nome di don Biancalani ha guadagnato gli onori della cronaca. A iniziare dall'estate del 2017 quando il religioso pubblicò sui social le foto di alcuni migranti in un momento di relax in piscina. Foto seguite da una didascalia provocatoria: «Loro sono la mia patria, i razzisti e i fascisti i miei nemici!»

A maggio di quest'anno, poi, lo stesso parroco di Vicofaro aveva rilasciato dichiarazioni di aperta censura nei confronti di Matteo Salvini, colpevole di mostrarsi con un rosario in mano durante un comizio («odiosa strumentalizzazione»). E più volte ha definito inaccettabile il Dl sicurezza come concepito dall'ex ministro dell'Interno del governo giallo-verde.

Salvini ovviamente ieri rispondeva per le rime su Twitter al parroco toscano e al suo «concerto sardinante, degno di Sanremo».

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