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Perché regolarizzare i migranti non funziona e sarebbe un flop

Il ministro renziano batte i pugni e chiede una sanatoria temporanea per i lavoratori irregolari, ma già in passato azioni di questo genere sono state compiute dai governi, senza tuttavia portare a grandi risultati

Perché regolarizzare i migranti non funziona e sarebbe un flop

La crociata intrapresa con tanta foga dal ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Teresa Bellanova potrebbe portare meno benefici di quanto la stessa rappresentante di Italia Viva si aspetta.

In queste ultime ore si parla di tanto della sua rumorosa presa di posizione sulla regolarizzazione temporanea dei “migranti clandestini”, sfruttati come braccianti nei campi agricoli. Una determinazione talmente forte la sua da portarla addirittura alla minaccia di rassegnare le proprie dimissioni se non sarà fatto quanto da lei richiesto. “Lavorano già nel nostro Paese e spesso in condizioni complicatissime e al limite, meritano una possibilità e vanno regolarizzati”, ha infatti dichiarato la Bellanova, come riportato da “Huffington post”. “Affrontare o meno questo tema nel modo più giusto possibile è per me motivo di permanenza nel Governo. I problemi non vanno contemplati, vanno risolti. Sono chiamata a questo, non a fare tappezzeria”.

Ma questa sanatoria, così tanto voluta dal ministro, potrebbe in concreto portare veramente dei risultati? I dati degli ultimi anni sembrano andare contro le sue speranze. Di regolarizzazioni ne sono già state fatte in passato, ma hanno portato a ben poco. Nel 2012, ricorda il “Fatto Quotidiano”, venne fatta una sanatoria che coinvolgeva anche delle aziende agricole, ma furono in pochi ad aderire, scegliendo invece la via dell'illegalità. Proprio in quell'anno, infatti, il numero dei lavoratori irregolari aveva subito un' ulteriore impennata.

La spiegazione è semplice: braccianti e datori di lavoro preferirono continuare ad operare nell'illegalità, piuttosto che mettere in atto tutte quelle procedure indispensabili per essere in regola.

Quell' intervento richiedeva al datore di pagare mille euro come contributo forfettario e sei mesi di contributi previdenziali. Eravamo nel pieno dell' altra crisi e in pochi inviarono la richiesta. Oggi ci avviamo verso una nuova crisi, le aziende chiedono aiuti a fondo perduto e condizioni agevolate per regolarizzare”, spiega Jean René-Bilongo, membro della Flai Cgil, come riportato da “Il Fatto”.

Il rischio, dunque, è che la proposta della Bellanova, se realizzata, potrebbe dare i medesimi scarsi risultati. Ma, parlando di numeri, in quanti potrebbero beneficiare di questa sanatoria? Secondo alcune stime, sarebbero circa 220mila gli irregolari che, alloggiati in ghetti e baraccapoli, forniscono quotidianamente il loro lavoro di braccianti, reclutati tramite il conosciuto fenomeno del caporalato. Secondo Tito Boeri, invece, il numero sarebbe ridotto: l'ormai ex presidente dell'Inps stima che siano circa 65mila gli individui a poter essere regolarizzati grazie alla sanatoria della Bellanova. Altri enti, come la Caritas, ritengono invece che i cosiddetti lavoratori invisibili ( non solo braccianti) siano addirittura oltre 500mila.

In questo momento di forte crisi, con i campi lasciati a lungo abbandonati a causa delle restrizioni dovute all'emergenza Coronavirus, sono tanti i proprietari di terreni a denunciare una forte carenza di personale. Resta da vedere se saranno veramente interessati alla proposta del ministro dell'Agricoltura.

Per aderire, basta che il datore di lavoro o il bracciante clandestino facciano richiesta. Nel primo caso, la domanda di sanatoria porterebbe anche dei benefici, quali la sospensione di procedimenti fiscali, amministrativi o penali. Nel secondo caso, per il lavoratore irregolare sarebbe previsto un permesso di soggiorno prorogabile fino alla fine dell'anno corrente e l'inserimento in un portale dedicato su Anpal, in modo da trovare più facilmente lavoro.

La proposta della Bellanova non riguarda solo braccianti agricoli, ma anche altre categorie di lavoratori, come colf e badanti.

Persone che lavorano, ma senza regolare contratto.

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