Roma Lo chiama «il partito che non c'è», Carlo Costalli. Per il presidente del Movimento Cristiano lavoratori quel grande spazio abbandonato dalla politica può occuparlo la federazione di centro che Silvio Berlusconi ha chiamato «L'altra Italia». Ma solo ad alcune precise condizioni.
Come valuta l'appello del leader di Forza Italia a partiti, liste civiche, movimenti come il vostro?
«È positivo che abbia individuato il vuoto nella grande area liberale, moderata e cattolica che per lo più non va a votare. Questo blocco sociale rimane in balia di populismi e sovranismi e va recuperato. Per me deve formare un centro non ballerino come quello alla Casini, ma ancorato nel centrodestra».
Il movimento che presiede, con oltre 300mila iscritti in 2mila circoli, soprattutto al centro-sud, e una rete capillare di patronati, Caf, centri di formazione e assistenza, potrebbe entrare nell'Altra Italia?
«Mcl sostiene con grande attenzione il progetto, però aspetta di vedere come si realizzerà la federazione. Non bastano le adesioni di parlamentari che rappresentano piccoli partiti e si preoccupano della ricandidatura. I partitini sono superati. Ciò che mi sta a cuore è l'area delle liste civiche, dove si esprime chi non trova rappresentanza e quel 50% di elettori che non vota. Bisogna puntare alla società civile, ai corpi intermedi, alla parte moderata dell'associazionismo cattolico, al mondo produttivo, agli amministratori locali. C'è chi parla di civismo nazionale».
Fi ci ha provato già alle Europee, perché non ha funzionato?
«Io giro molto e tanta gente mi ha espresso difficoltà a votare un partito che dava la sensazione di essere chiuso alla società civile e senza una collocazione. Ora, però, Fi fa un passo indietro e apre all'esterno. Ciò può fare la differenza. Solo che alle affermazioni di principio devono seguire i fatti».
Le nuove regole che Fi si sta dando le piacciono?
«Mi piacerebbe che si parlasse più di contenuti che di regole. Discutere la leadership di Berlusconi è una follia, ma lui stesso apre alle elezioni interne per gli iscritti. Quel che serve sono facce e candidati nuovi, presi dalla società civile, anche dai quadri periferici di Fi. Abbiamo un anno davanti, per tornare al 14%, magari tra due anni al 20. Bisogna creare un organismo consultivo e una consulta nazionale per le liste civiche. Un coordinatore nazionale della federazione come Antonio Tajani andrebbe benissimo, ma accanto a lui ci vorrebbero personaggi esterni.
Potrebbero essere un banco di prova le regionali d'autunno. Il centrodestra, esclusi Lombardia e Veneto, vince proprio perché ci sono le liste civiche. Invece, l'ultima volta la Lega ha imposto candidati propri a Firenze, Prato e Livorno e si è perso».
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