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La benedizione degli Usa e l'ira della Russia Il mondo diviso tra «libertà» e «colpo di Stato»

Bruxelles invoca una soluzione politica. M5S: golpe. La Lega: noi coi venezuelani

Valeria Robecco

New York Il mondo è diviso davanti all'ultimo capitolo della crisi in Venezuela, dopo che il leader dell'opposizione Juan Guaidó ha lanciato l'appello ad una rivolta militare e il presidente Nicolas Maduro afferma che sta sventando un tentativo di golpe. Il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres «sollecita tutte le parti alla massima moderazione», lanciando un appello a «evitare qualsiasi atto di violenza e adottare azioni immediate per riportare la calma». I grandi della terra però si spaccano sulla mossa di Guaidó, sostenuta in primis dagli Stati Uniti di Donald Trump.

«Siamo con voi, siamo con la gente scesa in strada per la libertà», afferma il vice presidente Mike Pence, confermando il supporto dell'amministrazione. «Guaidò ha annunciato l'inizio dell'Operazione Libertà». Il governo Usa sostiene il popolo venezuelano nella sua richiesta di libertà e democrazia. La democrazia non può essere sconfitta», scrive da parte sua su Twitter il segretario di stato, Mike Pompeo. E il consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton ribadisce che «l'esercito deve proteggere la costituzione e il popolo. Deve stare dalla parte dell'assemblea nazionale e delle legittime istituzioni contro chi usurpa la democrazia».

Anche la Colombia è a favore dell'Operazione Libertà, con il presidente Ivan Duque che lancia un «appello ai militari e al popolo a schierarsi dalla parte giusta della storia, rifiutando la dittatura e l'usurpazione di Maduro, unendosi alla ricerca della libertà, democrazia e ricostruzione istituzionale, con la guida dell'Assemblea Nazionale e del presidente Guaidò». Tra i paesi latinoamericani anche l'Argentina esprime il sostegno al leader dell'opposizione tramite il ministro degli Esteri Jorge Faurie, mentre la Bolivia si schiera con Maduro: il presidente Evo Morales condanna il «tentativo di colpo di stato da parte della destra, interessata agli interessi stranieri. Sarebbe un precedente nefasto far sì che una dinamica golpista si installi nella nostra regione». Dura condanna anche dal presidente cubano Miguel Díaz-Canel Bermúdez, il quale respinge «il movimento golpista che mira ad alimentare la violenza nel paese». E Vladimir Putin discute la situazione con il Consiglio di sicurezza russo, come conferma il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, «alla luce delle notizie di un tentativo di colpo di stato».

Da Bruxelles, un portavoce della Commissione europea si limita a ribadire l'appello per una «soluzione politica e pacifica», ed «elezioni libere ed eque», ma l'Europa è divisa. La Gran Bretagna ritiene che «il popolo venezuelano ha sofferto abbastanza e il regime di Maduro deve finire». Londra - secondo un portavoce di Downing Street - auspica «una soluzione pacifica», ma ribadisce: «siamo sempre stati chiari sul fatto che il Regno Unito riconosce Guaidò come presidente ad interim fino a che non si svolgeranno elezioni credibili». Madrid, invece, afferma che «non appoggerà il colpo di Stato». La Spagna, tra i primi paesi a riconoscere Guaidò come presidente ad interim, di fronte all'appello del leader dell'opposizione invita a «evitare uno spargimento di sangue», sostiene «un processo democratico pacifico» e chiede «l'immediata convocazione delle elezioni».

In Italia, i senatori M5s della Commissione Esteri del Senato esprimono «profonda preoccupazione per il tentativo di colpo di stato e per il rischio di una deriva violenta della crisi politica».

Il vicepremier Matteo Salvini, da parte sua, si augura «una soluzione pacifica e non violenta della crisi, che porti a libere elezioni e all'allontanamento del dittatore Maduro: sono vicino al popolo venezuelano, all'assemblea nazionale e al suo presidente Guaidò».

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