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Benzinai contro il governo Urso non ferma lo sciopero

Decreto più morbido ma i gestori confermano lo stop dal 24 al 26 gennaio. Chiusi anche i self

Benzinai contro il governo Urso non ferma lo sciopero

Galeotto fu il cartello e chi lo inserì nel decreto. Alla fine i sindacati dei distributori di carburanti, ieri dopo l'incontro al ministero delle Imprese, hanno deciso di confermare lo sciopero che partirà alle 19 del 24 gennaio e terminerà alla stessa ora del 26. Nonostante il governo sia venuto incontro alle categorie riducendo le sanzioni e aumentando i casi di recidiva per far scattare la punibilità, i benzinai non sono tornati sui propri passi e chiuderanno gli impianti.

Eppure nel terzo incontro di ieri con le categorie, il ministero delle Imprese ha elencato una serie di modifiche che sembravano poter sbloccare l'impasse. Fermo restando l'obbligo di esporre il prezzo medio regionale che sarà settimanale (e non giornaliero) e ad ogni variazione del prezzo, la chiusura dell'attività per omessa comunicazione avverrà solo dopo 4 omissioni in 60 giorni (e non più dopo tre senza limiti temporali). L'eventuale chiusura potrà essere decisa da 1 a 30 giorni (prima da 7 a 90) e le sanzioni per omessa comunicazione saranno da un minimo di 200 a un massimo di 800 euro a seconda del fatturato (prima raggiungevano i 6.000 euro). Altro passo del governo è stato far slittare di 10 giorni dalla conversione del dl l'emanazione del decreto ministeriale che definirà le modalità di comunicazione e di esposizione dei prezzi. E poi, per «favorire la massima trasparenza», è prevista una App gratuita che consentirà di conoscere il prezzo medio regionale e, con la geolocalizzazione, anche il prezzo praticato da ciascun distributore nel perimetro desiderato.

«Con queste modifiche si afferma il principio della massima trasparenza, si mettono i consumatori in condizione di conoscere il prezzo medio e anche quello praticato da ciascun distributore. Si facilità così l'attività dei gestori semplificando le procedure di comunicazione e rendendo più commisurate le eventuali sanzioni», ha fatto sapere il dicastero guidato da Urso aggiungendo che «il tavolo tecnico continuerà ad operare fino al completo riordino del settore».

Perché non si è tornati indietro anche sul cartello? Perché l'intento del governo è proteggere le fasce più deboli della popolazione, in questo caso gli anziani al volante ce hanno poca dimestichezza con App e siti Internet. Ma i sindacati non ci stanno. «Fino all'ultimo minuto siamo pronti a trovare una quadra se c'è ancora spazio di manovra ma non possiamo revocare lo sciopero», ha sottolineato il presidente di Figisc Confcommercio, Bruno Bearzi precisando che «il messaggio che rimane è che siamo una categoria da tenere sotto controllo perché speculiamo». «Non è certo un ulteriore cartello inserito in un decreto che cambierà le cose per una categoria che basa già il suo lavoro sulla trasparenza», ha spiegato il presidente di Faib, Giuseppe Sperduto aggiungendo che «il ministero ha fatto marcia indietro sulle promesse avanzate alle associazioni nei tavoli precedenti: vogliamo incontrare la Meloni».

L'Unem, l'associazione confindustriale dei settori energetici, appoggia i benzinai. «Comprendiamo appieno il disagio dei gestori chiamati, insieme alle compagnie, a nuovi e onerosi adempimenti, che riteniamo inutili e controproducenti». Il decreto, incardinato alla Camera, sta per cominciare il proprio iter.

Martedì le prime audizioni.

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