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"Beppe garantista adesso che tocca a lui. La sua conversione serva da monito"

Il penalista e docente: "Purtroppo pagano dei ragazzi. Succede pure a molte toghe: quando vengono colpite scoprono la deriva giustizialista"

"Beppe garantista adesso che tocca a lui. La sua conversione serva da monito"

«Speriamo che il video in cui Grillo si riscopre garantista serva da monito per invertire la deriva del populismo giudiziario». Dal punto di vista di un penalista come Nicola Madia, il processo mediatico innescato dal Garante del M5s è l'apice di un fenomeno che ha trasformato, in peggio, la cultura giuridica del Paese. E lui, romano, avvocato abilitato alle funzioni di professore associato di Diritto penale, addita in modo chiaro le responsabilità politiche.

Ci eravamo abituati al processo mediatico ai politici, ma nel caso Grillo si va oltre.

«Stavolta pagano il figlio di Grillo e gli altri ragazzi e ragazze coinvolti, ma da tempo il tritacarne va oltre la sola politica».

La ragazza ora è al centro di indagini difensive. È normale?

«Non solo è normale. Ma per un difensore è doveroso se pensa che possano emergere elementi a discarico del cliente. Anche questo è parte di una cultura garantista. Grillo però se ne accorge solo ora. Intanto la deriva del populismo giudiziario da tempo ha superato i confini della sola politica. E Grillo ne è uno degli artefici. Ma la degenerazione dei processi mediatici risale già a Tangentopoli».

Processi mediatici e processi reali ma infiniti, che diventano la vera pena dice un luogo comune tristemente realistico.

«Siamo al punto che in un caso delicato come quello del figlio di Grillo, indagati e vittima finiscono tutti sul banco degli imputati, già condannati: i ragazzi come rei di uno stupro di gruppo e la ragazza come autrice di una denuncia inventata o leggera».

Come al solito circolano verbali e frammenti di video.

«In questo caso, essendo pervenuta la conclusione dell'indagine, gli atti non sono più sottoposti a segreto, ma non per questo è legittimo renderli pubblici».

Soprattutto in un caso così doloroso, in cui a farne le spese sono dei ragazzi.

«È evidente che sarà dolorosissimo per le persone coinvolte. Ora la famiglia di Grillo sta sperimentando in prima persona quanto sia importante la cultura delle garanzie, quanto una giustizia che funzioni non possa scambiare la presunzione di innocenza con la presunzione di colpevolezza. Sarebbe molto importante rendersene conto prima di essere toccati in prima persona dal problema».

La «conversione» di Grillo però può fare da monito.

«Il fatto che Grillo nel suo video si mostri garantista potrebbe rappresentare un punto di svolta, dopo decenni di un populismo giudiziario sublimato con l'avvento al potere dei 5 Stelle».

I quali, oltretutto, non sono risultati a loro volta immuni da disavventure giudiziarie

«È proprio quando si arriva al potere che si diventa oggetto di attenzione giudiziaria, di verifiche. Ed è quando la giustizia ti tocca che si percepisce che si può essere coinvolti senza colpa né peccato, magari in situazioni che non possono essere tagliate con l'accetta e che lo stesso individuo coinvolto fatica a giudicare».

Per l'ex premier Conte giustizialismo e garantismo sono «entrambi manichei».

«Non sono sullo stesso piano: il garantismo è la pietra angolare su cui è costruito il nostro edificio democratico. Se si è fedeli alla Costituzione, si è garantisti».

Anche a sinistra si pensa di risolvere problemi sociali con più carcere: ddl Zan, omicidio stradale.

«Si è diffusa una cultura securitaria. Si punta a distruggere il reo, come con la campagna per togliere i vitalizi ai condannati».

Ma gli operatori della giustizia hanno capito quanto sia grave la deriva giustizialista?

«Gli avvocati di sicuro. Con l'Unione camere penali lo gridiamo ai quattro venti da decenni».

E i magistrati?

«Spesso lo capiscono solo se sono coinvolti loro.

In quel caso diventano i più garantisti di tutti».

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