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Berlino ammette: l'euro ha fallito E il premier pure

Berlino ammette: l'euro ha fallito E il premier pure

Se Volker Wieland, che fa parte dei consiglieri ufficiali di Angela Merkel, dice che il nuovo governo italiano dovrebbe chiedere l'aiuto del Fondo Europeo di salvataggio a cui è stata sottoposta la Grecia con un vero e proprio commissariamento, con l'aggiunta del Fondo monetario, questo non è un pensiero in libertà. Ha un pesante valore politico. E significa due cose: che Renzi era una sorta di commissario ombra di Berlino a cui si perdonavano gli errori finanziari, perché ciò consentiva di condizionarci e di farci tenere gli immigrati non desiderabili; e che ora che Renzi sta per lasciare Palazzo Chigi qualcuno a Berlino vorrebbe passare al piano B, che consiste nel sequestro del governo di Roma. Un passo molto più lungo della gamba, perché tale sequestro sarebbe privo di base legale e sarebbe, dal punto di vista politico ed economico, dannoso non solo all'Italia - dove fino a ora la sospensione della democrazia non era giunta a tanto - ma anche alla Germania e all'Eurozona. Infatti, se fosse vero che l'Italia è in una situazione talmente critica da dover chiedere l'assistenza del fondo di salvataggio, nonostante abbia un consistente attivo di bilancia dei pagamenti e uno spread dei suoi titoli pubblici sotto i 200 punti, ciò vorrebbe dire che l'euro non è in grado di funzionare, essendo una architettura irrazionale. La Germania, inoltre, non ha alcun interesse ad avanzare pretese di egemonia di questa dimensione, su una delle tre maggiori economie industriali europee e sul paese più strategico del Mediterraneo.

D'altra parte Wieland suggerisce all'Italia commissariata un programma basato su una vera riforma del mercato del lavoro (implicitamente ammettendo che quella di Renzi non lo è, perché non ha liberalizzato i contratti aziendali e regionali e non ha incentivato quelli di produttività), una riforma efficace della Pubblica amministrazione (la legge Madia del governo Renzi evidentemente non lo è) e una riforma della giustizia (quella del governo Renzi per le procedure che ingarbugliano i crediti deteriorati delle banche, dunque, non lo è). Poiché questo è il programma del centrodestra, non c'è bisogno di commissariarci per attuarlo. Se a Berlino ora piace questo riformismo, dopo avere appoggiato Renzi che faceva tutt'altro, suggerisca che queste misure siano poste come condizione per la prosecuzione della politica di facilitazione finanziaria della Bce oltre la primavera 2017 e per la soluzione del problema Monte dei Paschi, senza bail-in.

Ovviamente, peraltro, tenendo conto che l'Italia non è la Grecia o Cipro (che pure vanno considerati stati di liberi cittadini, non come sudditi) e che molte cose andrebbero riformate con criteri più liberali e più produttivistici anche a Bruxelles e nelle strutture dell'euro.

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