Mondo

Berlino, attacco all'arte. Sfregiate 70 opere in tre musei simbolo

Reperti imbrattati con una sostanza oleosa. I sospetti su una star del complottismo web

Berlino, attacco all'arte. Sfregiate 70 opere in tre musei simbolo

Il 3 ottobre dovrebbe essere un giorno di festa per i tedeschi. Scuole e uffici sono chiusi e la popolazione celebra l'anniversario della riunificazione delle due Germanie. Quest'anno, poi, l'allargamento a Est della Repubblica federale tedesca ha compiuto 30 anni. A rovinare una festa a cui il Covid-19 aveva già messo la sordina ha invece provveduto uno o più vandali danneggiando almeno 70 opere d'arte e reperti archeologici in esposizione all'Isola dei Musei, la vetrina più conosciuta di Berlino. Si tratta di «uno dei più estesi attacchi alle opere d'arte e alle antichità nella storia del dopoguerra in Germania», scrive la Zeit. Tanto il museo di Pergamon quanto la Alte Nationalgalerie e il Neues Museum hanno denunciato il danneggiamento di alcuni beni. A questi tre luoghi simbolo della cultura nella capitale tedesca si aggiunge anche il Panorama di Pergamo, installazione permanente dell'artista Yadegar Asisi che, con luci suoni e colori proiettati su una grande parte convessa, riporta il visitatore nell'antica città greca che dà nome al museo. Alcuni sarcofagi egizi, una coppia principesca babilonese scolpita nella roccia nel IX secolo a.C., un bassorilivevo antico esposto all'ingresso: sono solo alcuni dei reperti imbrattati con una sostanza oleosa, non corrosiva e incolore che uno o più vandali hanno spruzzato sulle opere.

La notizia è stata confermata da Carsten Pfohl, dirigente berlinese della polizia criminale tedesca (Lka), dopo che si era messa in moto la stampa locale. Gli investigatori avrebbero preferito il silenzio per tutelare le indagini. Un obiettivo difficile da mantenere se si considera che dal 3 ottobre a oggi gli operativi della Lka hanno già sentito alcune centinaia di persone che avevano deciso di festeggiare la riunificazione tedesca con una bella gita al museo. Sotto questo profilo, la nuova impennata dei numeri del Covid-19 viene in aiuto alla polizia. Ai musei berlinesi si accede con la prenotazione e anche coloro che abbiano acquistato un biglietto direttamente all'ingresso hanno dovuto lasciare il loro nominativo. Si fa così nei ristoranti, tanto più se si vuole visitare uno dei gioielli della Museuminsel, dichiarata patrimonio dell'Unesco nel 1999.

Per adesso l'unico fatto (quasi) certo è che la sostanza imbrattante è stata spruzzata da un altezza di 1,5 metri. «Gli oggetti visibilmente sporchi come le sculture in pietra o in legno sono già stati esaminati e vengono trattati per il restauro. Qua abbiamo già raggiunto buoni risultati, ma il restauro non è stato ancora completato; i dipinti non sono direttamente interessati», si legge in una nota congiunta dei musei colpiti. Chi possa essere stato ancora non si sa. Gli investigatori però puntano gli occhi sulla cerchia di Attila Hildmann. Nato nel 1981 a Berlino da una famiglia di origine turca e adottato da una famiglia tedesca, Hildmann, già cuoco vegano e militante online contro l'immigrazione straniera, è diventato la star tedesca delle teorie di un complotto internazionalista. Nell'Attila-pensiero, Angela Merkel non è la figlia di un pastore protestante ma è una donna ebrea, comunista, «molto peggio di Adolf Hitler», il cui compito è distruggere la cultura tedesca a forza, ovviamente, anche di vaccini. Le recenti manifestazioni contro mascherine e distanziamento sociale hanno fornito nuova visibilità a Hildmann con la polizia che lo scorso luglio gli ha impedito di scendere in strada.

Alcuni strali recenti Hildmann, che ha 100mila follower, li ha lanciati contro l'Isola dei Musei «centrale satanista globale dei criminali del corona», dove di notte si stuprano e si sacrificano bambini innocenti.

Commenti