Avanti con lo sprint finale verso il voto del 4 dicembre. Silvio Berlusconi affronta una lunga giornata romana di incontri politici dimostrando di aver recuperato la piena forma fisica, dopo i cinque giorni di check-up a New York. A Palazzo Grazioli incontra prima Stefano Parisi, poi lo stato maggiore di Forza Italia e infine i coordinatori regionali. Confronti che si concentrano soprattutto sulla questione referendum perché il numero uno del partito è convinto che sia arrivato il momento di mettere in campo il massimo sforzo per una partita dagli effetti decisivi.
Il primo faccia a faccia è quello con Parisi che lo ha relazionato sugli incontri fatti in giro per l'Italia. Proprio a Parisi Berlusconi ha chiesto una lista di possibili ministri di un ipotetico governo ombra. Una lista fatta tutta di persone nuove. Parisi al Cavaliere ha consegnato una mappa territoriale con le new entries possibili, a partire dalle 1.400 persone impegnate nei suoi gruppi di lavoro, persone che collaborano attivamente anche all'autofinanziamento della sua operazione.
Sulla questione referendum Berlusconi si concentra soprattutto durante il pranzo con lo stato maggiore azzurro, presenti i capigruppo Renato Brunetta e Paolo Romani, Altero Matteoli e Maurizio Gasparri, Giovanni Toti, Maria Stella Gelmini, Anna Maria Bernini, Gianni Letta, Niccolò Ghedini, Sestino Giacomoni, Valentino Valentini e Gregorio Fontana. Durante la riunione con i coordinatori regionali il Cavaliere sembra aver detto di essere «pronto ad andare in tv» e avrebbe assicurato il suo impegno in prima persona. Il Cav avrebbe raccontato della sua lunga e dolorosa ripresa dopo la delicata operazione al cuore del 14 giugno scorso, sottolineando che ora si sente di nuovo in forma e disponibile al battage mediatico degli ultimi 15 giorni di campagna referendaria per il «No». Il Cavaliere si dice convinto che la campagna referendaria possa ricompattare il centrodestra e far emergere ancor di più le divisioni interne al Pd. Per l'ex premier, Renzi appare sempre più in difficoltà e il super attivismo in tv di queste settimane non sembra avergli giovato granché. L'elemento che colpisce di più i presenti è la ferma presa di posizione di Gianni Letta schierato per il No «perché altrimenti Renzi prende tutto». «Dobbiamo dire fortemente no, soltanto fermando il ddl Boschi e queste riforme fatte così male si rientra in gioco». Un modo, anche, per sgombrare il campo dagli spifferi sul presunto approccio tiepido dello stato maggiore azzurro.
Berlusconi rinvia a dopo la vittoria del No lo scioglimento di tutti gli altri nodi, anche se la discussione si concentra inevitabilmente sulle modifiche da apporre all'Italicum. Come tradizione, Berlusconi utilizzerà la tv, talk-show compresi, ma si concentrerà anche sui social network per la battaglia al ddl Boschi. Ieri, peraltro, ha anche registrato alcune interviste televisive e una serie di videomessaggi per gli italiani all'estero, considerati determinanti.
Berlusconi, insomma, si dice pronto da metà novembre a guidare la campagna per contrastare la riforma costituzionale. Con i coordinatori regionali si ragiona anche su una questione pratica: come recuperare i versamenti che molti eletti non onorano. Soluzione: mancata ricandidatura e sospensione per chi non verserà il dovuto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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