Berlusconi chiude la porta: "Forza Italia non accetta veti"

Giornata di vertici ad Arcore per sciogliere la riserva su un governo Lega-M5s. Sul tavolo l'ipotesi astensione

Berlusconi chiude la porta: "Forza Italia non accetta veti"

È dalle prime ore della mattina che in quel di Montecitorio tutti gli occhi sono puntati su Arcore. Quelli dei parlamentari di Forza Italia, consapevoli che, se davvero arriverà lo show down e si tornerà al voto subito prima o subito dopo l'estate, per molti di loro non sarà facile ottenere un seggio sicuro. Ma anche quelli del M5s e della Lega, in attesa di capire se il pressing forsennato delle ultime ore e le offerte di ministri d'area e presidenze di commissioni (Affari costituzionali e Vigilanza Rai) hanno convinto Silvio Berlusconi a fare quel «passo di lato» che permetterebbe la nascita di un governo guidato dal ticket Di Maio-Salvini.

Una partita che si gioca sul filo del telefono, con l'ex premier che già di prima mattina ha una conference call con alcuni parlamentari azzurri a Roma e che va avanti fino a tarda sera, con ripetuti contatti con lo stesso Matteo Salvini oltre ai più ascoltati consiglieri del leader di Forza Italia, Gianni Letta e Fedele Confalonieri su tutti. Il primo sempre sulla linea della mediazione, il secondo preoccupato dei possibili contraccolpi di una legislatura che per la prima volta nella storia rischia di non iniziare nemmeno. Sul tavolo le ipotesi sono diverse e Berlusconi le riassume molte volte e con diversi interlocutori valutandone pregi e difetti.

Intanto in Transatlantico si formano capannelli di deputati azzurri pronti a giurare che l'ex premier sarebbe pronto a dare un appoggio esterno a un governo M5s-Lega. Più che uno scenario possibile, però, è l'auspicio di quanti temono di non essere rieletti, perché tra i molti dubbi della giornata Berlusconi una sola certezza sembra avere: «Escludo di dare un appoggio esterno ad un governo guidato da M5s e Lega, Forza Italia non può accettare alcun veto». Un concetto che a tarda sera mette nero su bianco in un comunicato, così da fugare le indiscrezioni fatte filtrare non solo da ambienti vicino alla Lega ma anche dagli stessi azzurri.

Scartato l'appoggio esterno, però, restano ancora tre possibili strade. La prima è quella del «no» senza se e senza ma ad un esecutivo Di Maio-Salvini con elezioni a brevissimo (al più tardi ottobre), uno scenario che a Berlusconi non piace per diverse ragioni, non ultimo il fatto che un ritorno al voto e per giunta in estate difficilmente vedrebbe una crescita di consensi per Forza Italia. Anzi. Senza contare che l'ex premier è sensibile alle sirene della responsabilità che - non solo dal Quirinale e dall'Europa - auspicano la nascita di un governo che dia stabilità al Paese. In questa direzione vanno altre due strade. La prima vedrebbe Forza Italia andare all'opposizione e ieri mattina la teorizzavano alcuni degli uomini più vicini a Berlusconi. L'idea era quella di «liberare» Salvini dal vincolo di coalizione: se davvero pensi che un governo con il M5s possa essere d'aiuto al Paese - sarebbe il senso del messaggio - allora accomodati. Uno scenario nel quale la rottura nel centrodestra non dovrebbe essere conflittuale, ma con Forza Italia che avrebbe davanti cinque anni per rifondarsi. Un quadro nel quale la Lega si troverebbe nel guado, perché dovrebbe farsi carico del governo del Paese da sola e come socio di minoranza rispetto al M5s. Una strada però rischiosa, perché - come fa notare Fabio Rampelli - «col tempo la crisi del centrodestra finirebbe per regionalizzarsi», rischiando di coinvolgere le giunte di Lombardia, Veneto, Liguria e Friuli. L'ultima strada è quella dell'astensione, forse la più soft. E forse il tenore delle dichiarazioni della giornata fa pensare che su questo scenario si sia ragionato parecchio ad Arcore.

Per dirla con le parole di Sestino Giacomini, uno dei parlamentari più vicini al leader di Forza Italia, «nessuno può permettersi di chiedere passi indietro a Berlusconi» che «in moltissime circostanze ha saputo anteporre l'interesse del Paese ad ogni calcolo personale». «Se il M5s riconosce la dignità politica di Forza Italia, un'intesa si trova», gli fa eco Giorgio Mulè, portavoce dei gruppi parlamentari azzurri.

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