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Berlusconi contro i veti: "Con il patto Lega-M5s stiamo all'opposizione"

L'irritazione del Cavaliere per il tira e molla di Salvini. Tajani: "Noi secondo gruppo al Senato"

Berlusconi contro i veti: "Con il patto Lega-M5s stiamo all'opposizione"

Impresentabili noi? Antonio Tajani perde per un momento l'aplomb da moderato e al M5s, che cerca di escludere Forza Italia e il suo leader da un possibile accordo di governo, replica duramente. «Non esiste essere considerati come delle persone da nascondere. Siamo eletti dal popolo e abbiamo al Senato il gruppo più consistente di centrodestra».

Il presidente del Parlamento europeo, che presto dovrebbe diventare numero 2 del partito, a L'Aria che tira su La7, arriva a chiedere ai grillini delle scuse, «una precipitosa marcia indietro» e solo dopo, eventualmente «se ne parlerà». Se invece Luigi Di Maio prosegue sulla strada dei veti e Matteo Salvini cede, avverte, «un governo formato da Lega e M5s vedrebbe Fi all'opposizione». la strada maestra, ripete, è quella di «un governo di centrodestra con un primo ministro di centrodestra. Un governo che applichi e implementi il programma».

Tajani interpreta l'irritazione di Silvio Berlusconi, dopo il vertice di Arcore e la successiva precisazione di Matteo Salvini. Gli hanno riferito che sarebbe stato Giancarlo Giorgetti a spiegare al leader che la nota ufficiale poteva far sorgere il dubbio che cercasse l'«inciucio» con il Pd in Parlamento e lui non si è preoccupato di incrinare l'immagine di unità della coalizione. Ieri il Cavaliere era in Sardegna per il processo sulle foto «rubate» a Villa Certosa, ma oggi sarà ad Arcore per il pranzo di famiglia anche con i suoi consiglieri e si preparerà al secondo giro di consultazioni al Quirinale, dove la coalizione sarà con un'unica delegazione. Fi conta ancora sulla tenuta dell'alleanza, ma preferirebbe che si materializzasse un'alternativa Pd al M5s. E invece, i dem sono sempre in confusione e il segretario della Lega chiude ad ogni ipotesi con loro, e insiste sul dialogo con Di Maio, anche se le baruffe non mancano neppure con lui. Il Cav sospetta che nessuno dei due, in realtà, voglia andare a governare. E questo mentre dal fronte grillino continuano gli attacchi contro di lui.

Brucia e provoca le proteste degli azzurri la standing ovation, tributata a Nino Di Matteo 2 giorni fa da Di Maio, Alfonso Bonafede (ministro designato alla Giustizia) e dalla platea 5stelle. All'evento ad Ivrea della Casaleggio il pm nazionale antimafia ha parlato di un «patto con Cosa nostra, intermediato da Marcello Dell'Utri, mantenuto dal 1974 fino al 1992 da Berlusconi». Insorgono Maurizio Gasparri, Giorgio Mulè e Andrea Ruggieri, che chiede l'intervento del Csm sul magistrato-politico.

In casa azzurra l'insofferenza verso il M5s monta insieme ai sospetti che Salvini possa tradire. «Io un governo leghista-grillino non lo voterò mai. Da solo, con altri 10 o con altri 100», avverte Renato Brunetta. E Francesco Paolo Sisto bolla parla di «anatemi ridicoli».

Chi, invece, apprezza la «prudenza» del leader del Carroccio e si augura l'accordo con il M5s «perché l'hanno indicato gli elettori», è l'azzurro più vicino a Salvini, Giovanni Toti. Per il governatore della Liguria, «andare allo sbaraglio in Parlamento, con i grillini che chiudono la porta, il Pd che chiude la porta, sarebbe un esercizio di stile inutile». A 6 su Radio 1 concorda con Salvini che la maggioranza bisogna trovarla prima di andare alle Camere.

«È infantile da parte di Di Maio l'idea di scegliersi l'interlocutore nella coalizione».

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