Consenso sul programma del centrodestra, fiducia per il successo alle elezioni, apprezzamenti personali per il ritorno in campo di Silvio Berlusconi, considerato garante dell'europeismo dell'alleanza. Il leader di Forza Italia riparte da Bruxelles dopo aver centrato tutti gli obiettivi, nella due giorni in cui ha incontrato i vertici dell'Ue e del Ppe, insieme al regista dell'operazione, il presidente dell'europarlamento Antonio Tajani.
E da Bruxelles il Cavaliere snocciola i dati della flat tax: «In totale, sono 270 i miliardi di euro che vanno a coprire, secondo noi, i 100 del costo di questa rivoluzione fiscale. Costo che, peraltro, io ritengo eccessivo perché l'evasione e l'elusione in Italia sono molto elevate. Addirittura gli ultimi studi hanno portato ad indicare in 834 miliardi il Prodotto interno sommerso». E ancora: «La cancellazione dell'Irap costerà 23 miliardi; l'aumento delle pensioni minime, comprese le pensioni alle mamme, è stato calcolato in 8-10 miliardi».
I popolari europei sono così al suo fianco («il rapporto si è intensificato», spiega il Cavaliere), che almeno un paio di loro verranno in visita in Italia per seguire la campagna elettorale italiana e dargli sostegno. Saranno, probabilmente, il capogruppo Manfred Weber e il numero uno del Ppe, Joseph Daul.
È con quest'ultimo che Berlusconi ha il colloquio centrale della seconda giornata. All'uscita, riafferma il suo no alle larghe intese con il Pd. In Italia, non ci sarà una grande coalizione alla tedesca, che il giorno prima ha elogiato. «Al presidente Daul - dice Berlusconi, seduto accanto a lui - ho mostrato i sondaggi e detto che siamo convinti di vincere e di ottenere la maggioranza alla Camera e al Senato. Questo esclude un accordo con la sinistra, troppo lontana da noi per programma, storia e idee. L'ipotesi non è reale».
Su questo, l'accordo con l'alleato Matteo Salvini è pieno, anche se il leader della Lega insiste che la regola Ue del 3% nel rapporto deficit-pil non dev'essere per forza rispettata, come ha assicurato il leader azzurro il giorno prima da Bruxelles. Lui non entra nella polemica, accentua invece le battaglie comuni, spiegando che una delle questioni centrali nei suoi incontri è la stretta nella politica sull'immigrazione, che sta tanto a cuore al Carroccio. «Dobbiamo snellire le procedure di identificazione dei migranti - dice - e forse rinunciare alla possibilità dell'appello contro le espulsioni, trasformando il foglio di via in definitivo, con il trasporto nei Paesi di origine con i nostri mezzi. Per farlo l'Europa deve essere protagonista, per accordi con i Paesi del Mediterraneo e tutti quelli da dove partono i migranti. Dove dovremo realizzare un grande Piano di aiuti, con le nostre imprese, per portare nuovo benessere».
Daul concorda, come il giorno prima il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker e il capo negoziatore Ue per la Brexit, Michel Barnier. Il presidente del Ppe è anche d'accordo con Berlusconi sulla necessità di una nuova politica di sicurezza e difesa dell'Ue, soprattutto contro il terrorismo. Cita Marine Le Pen e spiega che in Europa «è importante una reazione contro gli estremismi e populismi».
E Berlusconi: «Ho detto a Daul che la nostra sfida è con il M5S, partito populista e non democratico; questa è una setta che prende ordini dall'alto, come i comunisti facevano da Mosca e cambia posizione a comando, come su alleanze, euro, vaccini». Nell'altro incontro, con la commissaria Ue al digitale Marija Gabriel, chiede che contro le fake news siano applicate al web le stesse regole severe della stampa.
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