Dice no alla «barbarie giustizialista», Silvio Berlusconi, anche se si tratta del caso Siri che dilania il tanto avversato governo gialloverde. «Fi lavorerà per sconfiggerlo con gli strumenti della democrazia - dice in una nota il leader azzurro - e non certo cavalcando vicende giudiziarie o avallando quelle che frequentemente si sono rivelate indebite intrusioni della magistratura nella politica».
L'ex premier sottolinea, però, che l'inchiesta per corruzione sul sottosegretario leghista mette in luce «le profonde, abissali differenze di un esecutivo dove al garantismo della Lega si contrappone il giustizialismo dei 5 Stelle». E conclude: «Ecco perché è impossibile continuare con questo esperimento».
Berlusconi condanna la posizione «forcaiola» dei pentastellati, ma anche quella assunta sulla vicenda dal Pd, che ha depositato una mozione di sfiducia al governo «sulla base di un sospetto, prima ancora che cominci un processo». Quello dei dem, per il Cavaliere, è «il solito drammatico errore della sinistra», mentre Fi rimane «fedele alla sua storia» garantista.
Il leader azzurro è in campagna elettorale per le europee di fine maggio, come capolista in 4 delle 5 circoscrizioni (al Centro c'è il vicepresidente Antonio Tajani) e il caso Siri è l'occasione per spiegare il cardine del suo programma sulla giustizia: «Nell'Italia e nell'Europa che vogliamo non può esserci spazio per la cultura del sospetto, per la negazione dei diritti e per l'anticipazione di una condanna sulla base di un avviso di garanzia. Non si può trasformare la presunzione di innocenza garantita dalla nostra Costituzione in presunzione di colpevolezza».
Anche per sostenere i principi del garantismo, lui che è stato estromesso dal Senato per la condanna nel processo Mediaset e da quando è sceso in politica è coinvolto in decine di inchieste e processi, Berlusconi dice di aver deciso di impegnarsi «come bandiera di Fi alle europee: perché la barbarie giustizialista non abbia mai a spuntarla sui valori fondamentali della nostra civiltà occidentale». La linea del Cav e di tutti gli azzurri dunque non cambia, anche se proprio il caso Siri potrebbe essere lo scoglio su cui si schianterà il governo Conte, aprendo la possibilità del governo di centrodestra sul quale Berlusconi punta tutto.
A tirare in ballo il leader di Fi è il vicepremier grillino Luigi Di Maio, che sull'inchiesta fonte di grande tensione con il partner leghista Matteo Salvini, dice: «L'innocenza la decidono i giudici, non la politica. Quello era Berlusconi». Gli risponde duramente Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Fi: «Di Maio ignora evidentemente che l'innocenza è presunta per tutti fino a sentenza definitiva. È scritto a chiare lettere nella Costituzione italiana, che fortunatamente non è la piattaforma Rousseau, ed è un caposaldo della civiltà giuridica: i giudici, dopo tre gradi di giudizio, hanno semmai la facoltà di decidere se la presunzione d'innocenza viene meno e se un imputato è colpevole.
Ah, dimenticavo: i pm, che rappresentano la pubblica accusa, fanno parte della magistratura requirente e non sono quindi giudici. Urge, insomma, un ripasso della Costituzione». Su Twitter anche la deputata di Fi Matilde Siracusano incalza il leader 5 Stelle: «Qualcuno spieghi a Di Maio che i giudici decidono sulla colpevolezza e non sull'innocenza, la quale è presunta fino al terzo grado di giudizio, sia per Siri che per chiunque sia sottoposto ad indagini preliminari. Purtroppo però, per il M5s, tutti sono colpevoli fino a prova contraria, a discapito di secoli di conquiste a tutela e garanzia del diritto».
Fi continua a chiedere che «si stacchi la spina» a questo governo fantasma», come dice l'azzurro Antonio Martino, in cui «il premier Conte non sa più che pesci prendere, non ha presa tra i due vicepremier, Salvini e Di Maio, ormai in rotta di collisione».
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