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Berlusconi e i grillini: danno risposte errate ma meritano rispetto

Il Cav analizza ascesa e crollo dei 5s. E sul reddito: ha contrastato situazioni di povertà

Berlusconi e i grillini: danno risposte errate ma meritano rispetto

Il reddito di cittadinanza non è da rottamare. Sembra strano ma è il pensiero di Silvio Berlusconi che, ai suoi, ammette che la bandiera grillina non andrebbe ammainata. È vero, ci sono truffe colossali all'ombra del sussidio pentastellato ma, per il Cavaliere, sono «poca cosa» rispetto alle situazioni di povertà che la misura ha alleviato. In sostanza il pensiero di Draghi che, lungi dallo stracciare il reddito di cittadinanza, lo ha rifinanziato, seppur aggiustandone il tiro. E, sembra altrettanto paradossale, ma il Cavaliere non disprezza affatto il Movimento 5 stelle. O meglio, il suo elettorato. Considera degno di rispetto il malcontento diffuso, benzina dei grillini. I problemi sono reali e in fondo anche la sua Forza Italia è nata per cambiare una politica vecchia, incapace di dare risposte efficaci alla gente. Certo, le ricette pentastellate sono lontane anni luce da quelle berlusconiane. Ma sarebbe sbagliato e pericoloso lasciare senza risposte e senza rappresentanza le esigenze dell'elettorato grillino. Rispetto, dunque, per chi s'è invaghito di Grillo & C. Stima anche per Conte anche se le sue proposte sono sbagliate.

Sul fisco, per esempio. Ed è proprio quello il terreno su cui Forza Italia, assieme alla Lega, si apprestano a giocare a braccetto. Il centrodestra marcia compatto nella battaglia sulle tasse. Appuntamento clou domani quando, al ministero dell'Economia, sfileranno i partiti di maggioranza. C'è da mettere ordine nella babele degli emendamenti alla legge di Bilancio. A Draghi il ruolo complicato della mediazione, sapendo che non può accontentare né scontentare tutti. Il tesoretto complessivo che il premier ha accantonato per la riduzione della pressione fiscale non è immenso: 8 miliardi. Ora si tratta di stabilire come utilizzarli. Irpef e Irap da alleggerire ma quanto? 6 miliardi di qui e 2 di là? Il ministro Franco ha in mano il delicato bilancino. Il forzista Sestino Giacomoni cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno in ogni caso: «La riduzione dell'Irpef e dell'Irap sono due facce della stessa medaglia - dice -. E comunque, il fatto che il taglio delle tasse sia entrato prepotentemente nell'agenda politica rappresenta una vittoria culturale di Forza Italia. Lo sosteniamo da 27 anni».

Nel mentre c'è il cgiellino Maurizio Landini che tira per la giacchetta il premier con gli altri sindacati: Gli 8 miliardi destinati al fisco devono andare ai lavoratori dipendenti e ai pensionati, visti la crescita dei prezzi, l'abbassamento dei salari e delle pensioni».

Anche la Lega gioca sul terreno fisco, diversificando la richiesta di minori imposte. «Salvini ha chiesto un impegno al governo per tagliare il costo delle bollette di luce e gas a carico di famiglie e imprese, perché gli aumenti vertiginosi sono ormai una vera emergenza economica e sociale», fanno sapere dal Carroccio.

E, per aggiungere carne al fuoco, ci mette pure il nucleare pulito ma soprattutto una proposta per rottamare le cartelle esattoriali per gli anni 2018 e 2019, e per la riapertura dei termini di pagamento per le rate non pagate.

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