La prima preoccupazione di Silvio Berlusconi a Zagabria è assicurare a leader e delegati popolari d'Europa che Forza Italia, unico partito del centrodestra a far parte del Ppe, presto tornerà al governo in Italia, con i suoi alleati Lega e Fdi. «Perché - spiega - quelli attuali sono incompetenti». E il loro esecutivo giallorosso è «senza principi e senza valori».
Nel suo intervento alla seconda e ultima giornata del Congresso del Ppe, il presidente azzurro porta «i saluti dell'Italia, dove abbiamo un governo di sinistra formato dal Pd, che è l'ex partito comunista e dal M5S, che è il movimento populista, entrambi incapaci di governare perché mancano della preparazione, delle competenze e dell'esperienza».
Per far capire che in realtà la maggioranza nel Paese è quella oggi all'opposizione, Berlusconi sottolinea la vittoria finora ottenuta dall'alleanza Lega-Fi- Fdi in «tutte le elezioni regionali», assicurando anche che «il centrodestra si affermerà nelle prossime elezioni nazionali». E il Cavaliere ricorda che «il Ppe e Fi sono il cervello, il cuore e la spina dorsale della coalizione». Proprio un azzurro, l'ex presidente dell'Europarlamento Antonio Tajani, nella stessa giornata viene eletto tra i 10 vicepresidenti del Ppe, ruolo che già ricopriva con Joseph Daul.
Per i moderati d'Europa il grande pericolo viene da destra, dal sovranismo populista che agita il rischio immigrazione e terrorismo per guadagnare voti, ed è quello da cui ha messo in guardia il neo presidente del Ppe, Donald Tusk, appena eletto mercoledì. In questo quadro anche il Carroccio viene tenuto ai margini, possibilmente isolato dai popolari, anche se negli ultimi mesi si è percepito un cambiamento nei toni anti europeisti di Matteo Salvini e si è parlato di un possibile avvicinamento della Lega al Ppe. Ma ancora il processo, se è iniziato, è solo all'inizio e Cav precisa che «non è all'ordine del giorno». Proprio lui, però, vuole avere un ruolo di mediatore in questa possibile convergenza, verso la quale il braccio destro di Salvini, Giancarlo Giorgetti, si è mostrato possibilista. «Non c'è un discorso di dialogo - spiega -, semplicemente Salvini, anche nell'ultimo incontro, ha ribadito di essere disponibile a giudicare i vari progetti del Ppe al Parlamento europeo e sulla base del singolo progetto dare la sua adesione o meno. Io sarò il tramite».
Parlando ai 2.000 delegati, il leader di Fi pone piuttosto l'accento sul pericolo che viene da sinistra. Dice che il Ppe deve «guardare al presente e al futuro immediato dell'Europa, tornare ad una politica di sostegno e sviluppo delle imprese, ai lavoratori e all'agricoltura, ad una politica unica dell'immigrazione, tornare al progetto dei nostri padri fondatori che volevano gli Stati Uniti d'Europa e un'unica politica estera e di difesa, unificare le forze armate è l'imperativo categorico per l'Ue, che era una potenza militare e ora non conta più nulla». Il Cavaliere scherza sul fatto che al congresso è «il più vecchio di giovani mi chiedono foto con me», e dall'alto della sua lunga esperienza può lanciare un avvertimento: «Attenzione al nuovo comunismo, un pericolo immanente che i più acuti osservatori della politica cinese e mondiale considerano una sfida assoluta, che pesa su di noi e sulle prossime generazioni».
Per Berlusconi, è il momento storico di difendere i principi originari dell'Ue: «Noi siamo l'Occidente - dice-, siamo in Europa gli unici veri continuatori della tradizione liberale, democratica, garantista e rappresentiamo il complesso di valori che discende dalle civiltà greca, romana, giudaico-cristiana, qualcosa che non ci consente di andare d'accordo con la sinistra comunista che vede lo Stato superiore all'uomo e ai suoi diritti».
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