C'è un tema che supera per urgenza quelli che animano la campagna elettorale. Ed è il tema dell'energia. Non basta dire cosa si farà. Non c'è tempo, spiega Silvio Berlusconi. «Vi sono misure immediate, da prendere domani stesso, per scongiurare l'emergenza, e misure strutturali per evitare di ritrovarci in futuro in situazioni come questa», spiega il leader azzurro nel corso di un'intervista all'agenzia Gea, specializzata in temi ambientali. «La misura immediata, che già da diversi giorni stiamo chiedendo al governo - aggiunge Berlusconi -, è un decreto che protegga le famiglie e le imprese da aumenti insostenibili dei prezzi dell'energia». Secondo il presidente di Forza Italia lo Stato dovrebbe farsi carico «almeno di una quota importante degli aumenti del gas», o direttamente, con risorse proprie, oppure con la «previsione di strumenti innovativi di finanziamento a favore dei distributori di energia».
Rientrando poi nella misura temporale della campagna elettorale il leader azzurro conferma che a medio termine sarà necessario realizzare «tutti quegli impianti che la sinistra ha reso impossibili in questi anni, con la sua politica dei «no»: i rigassificatori, i termovalorizzatori, le energie rinnovabili, spesso bloccate con la scusa del paesaggio». «E bisognerà - avverte il leader azzurro - far ripartire la ricerca sul nucleare pulito, fin qui irresponsabilmente abbandonata. Eppure è la strada che l'Europa ci indica per il futuro». Berlusconi ricorda il caso di Roma («I suoi monumenti sono unici al mondo, purtroppo lo sono anche i suoi rifiuti») e il ruolo che un termovalorizzatore (come quello che lo stesso Berlusconi insieme a Guido Bertolaso, commissario straordinario per l'emergenza rifiuti, hanno fatto erigere ad Acerra). Berlusconi ha poi gioco facile nel ricordare che fu proprio lui da premier a inaugurare a 15 chilometri da Porto Levante (Rovigo) il primo (e tutt'ora il più importante). «Il problema è che dopo il mio governo - ricorda - non si è fatto quasi nulla: tutti i progetti sono stati fermati. I verdi in Italia, a differenza di altri Paesi europei, sono semplicemente il partito del no». «Quel giorno a Rovigo ricorda Berlusconi dai microfoni di Radio Subasio - quando siamo riusciti a far partire il rigassificatore nonostante le contestazioni della sinistra, avevo indicato la necessità di una politica che ponesse l'Italia al riparo dal rischio di un monopolio, con il fornitore in grado di imporci i suoi prezzi».
Nella veste di eurodeputato, ieri Silvio Berlusconi ha firmato due interrogazioni al Parlamento europeo per sollecitare la Commissione a intervenire per mitigare le conseguenze della crisi energetica in corso. In una in particolare il leader azzurro chiede la «sospensione temporanea dell'Ets», ovvero del sistema europeo di scambio delle quote di emissione avviato nel 2005 per promuovere la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra in modo efficace in termini di costi ed economicamente efficiente. Berlusconi auspica insomma una sospensione temporanea dell'Ets con la conseguente sospensione della vendita all'asta e dello scambio delle quote di emissione, così da tenere più bassi i costi stessi dell'energia.
Sul tema interviene anche il coordinatore nazionale azzurro che parla di «secondo recovery plan».
«Anche il Fondo monetario internazionale approva l'idea che consentirebbe un ulteriore strumento per tagliare i costi - spiega Antonio Tajani -. Poi serve un tetto al prezzo del gas imposto a livello europeo e non solo per il gas che viene dalla Russia. Anche lì l'Europa deve fare in fretta, è lo strumento migliore per sconfiggere l'inflazione».
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