Silvio Berlusconi torna a dare lezione ai giovani. Lo fa riunendo a Villa Gernetto per un seminario di formazione 150 amministratori locali, giovani professionisti e militanti per parlare della storia e del futuro di Forza Italia, ricordare i «cinque colpi di Stato» subiti e approfondire i contenuti della battaglia per il «No» al referendum. In cattedra sale con Sestino Giacomoni, Alessandro Cattaneo e Annagrazia Calabria, ma soltanto dopo aver fatto un briefing con i ragazzi di «Missione Italia», pronti a partire con le Fiat 500 marcate con lo slogan «Io voto no».
Berlusconi chiede a tutti il massimo impegno. «Sarò in televisione nei prossimi 20 giorni per spiegare le ragioni del No. I sondaggi dicono che la mia discesa in campo sul referendum può spostare verso il No dai 5 punti in su» spiega. «Davvero non si può votare una legge costituzionale non percepita come propria dalla metà del Paese. I Costituenti, nel 1948, pur in un momento di drammatiche divisioni, seppero raggiungere un compromesso alto e nobile nel quale si riconobbero gli italiani». Piuttosto «bisogna ripartire con un processo di riforme condiviso». Al primo posto il «limite alla pressione fiscale in Costituzione, in modo che nessun governo, neppure uno di sinistra, possa aumentare le tasse oltre un certo limite». «Il nostro programma ha tre punti principali: meno tasse, meno tasse, meno tasse. Meno tasse sulle famiglie. Meno tasse sulle imprese. Meno tasse sul lavoro. Quando siamo stati al governo abbiamo realizzato 36 grandi riforme senza mai mettere le mani nelle tasche degli italiani».
L'impegno di Forza Italia è sempre più intenso e visibile. In tutte le sedi regionali sono arrivati 250mila manifesti che saranno affissi sui tabelloni elettorali. Berlusconi è convinto che la battaglia referendaria sia apertissima, non dà nulla per scontato. Vuole sfatare la bufala del «Nì» di Forza Italia e far risuonare un secco e deciso «No», perché «trattative trasversali non ci interessano e non ci riguardano. Il nostro impegno è prima di tutto una scelta di merito, contro una riforma inutile che limita la democrazia. Il risultato del referendum è importante per creare le condizioni perché gli italiani possano tornare finalmente a scegliere, dopo quasi dieci anni, da chi vogliono essere governati». È convinto che una parte dell'elettorato sia spaventato dalla minaccia dell'instabilità e che Renzi cercherà di giocare sulla paura, contrabbandando l'aumento dello spread come funzione dei timori internazionali, piuttosto che come conseguenza di politiche economiche sbagliate. Il Cavaliere vuole anche favorire la presenza dei volti femminili di primo piano come Mara Carfagna, Mariastella Gelmini, Annamaria Bernini e Nunzia De Girolamo.
Se Berlusconi torna in prima linea, Stefano Parisi continua il suo percorso parallelo di rigenerazione del centrodestra. Il manager ha respinto nuovamente la proposta di fare il coordinatore di Forza Italia perché «non ci sono ancora le condizioni». Berlusconi crede in Parisi, ma vorrebbe vedere le carte che ha in mano e misurarne la capacità di attrazione. Per questo lo ha invitato a presentare una lista di ipotetici ministri per un futuro governo. Parisi non ha fatto nomi per tutelare le personalità con cui sta dialogando.
Ha però presentato i suoi numeri, con 20 gruppi di lavoro, 450 persone, due pro-rettori, 70 manager, 50 imprenditori, 20 medici primari che stanno contribuendo ai contenuti del suo progetto. Una rosa allargata da cui poi dovrà uscire la squadra più ristretta da schierare sul campo della politica.
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