Berlusconi: opposizione a Renzi ma sul lavoro saremo coerenti

Il Cavaliere mette a tacere le voci di divisioni interne: "Restiamo alternativi al governo però non possiamo dire no alle riforme che vogliamo". E sulle alleanze: "Porte aperte"

Berlusconi: opposizione a Renzi ma sul lavoro saremo coerenti

Chi conosce Silvio Berlusconi sa bene quanto l'ex premier sia infastidito dalle tensioni che ormai da giorni agitano le acque di Forza Italia. E lo è a tal punto che ieri – intervenendo in collegamento telefonico al convegno «L'Europa e l'Italia che vogliamo», organizzato a Perugia da Antonio Tajani – non se l'è sentita di ignorare l'argomento, puntando di fatto il dito contro chi alimenta quelle che pubblicamente Berlusconi preferisce definire «presunti contrasti» e «presunte divisioni». «Se qualcuno ne sente la necessità – dice il leader azzurro – venga da me e ne parliamo, venite al Comitato di presidenza e alle assemblee dei gruppi parlamentari che faremo...». Ma basta con «dichiarazioni che poi danno di Forza Italia un'immagine diversa dalla realtà», visto che «sono altri i partiti divisi dalle lotte intestine».

L'ex premier, insomma, chiede esplicitamente alla cosiddetta fronda azzurra di silenziarsi. E lo fa proprio nel giorno in cui Raffaele Fitto fa sapere di voler organizzare nelle prossime settimane un appuntamento pubblico con i 35 parlamentari «scettici». D'altra parte, che Berlusconi non ami affatto iniziative di questo genere non è certo una novità, senza contare che l'ultima volta che è successo qualcosa di simile è stato a dicembre del 2012 quando Italia popolare si riunì al Teatro Olimpico di Roma. Come finì è cosa piuttosto nota, tanto che ancora ieri – inaugurando un club Forza Silvio in un ristorante di Arcore – Berlusconi ha citato «i ministri Angelino Alfano e Maurizio Lupi» come esempi di «politici di professione che non guardano al bene del Paese ma solo alla loro sedia». La differenza, rispetto ad allora, però sta nel fatto che Fitto esclude categoricamente di lasciare Forza Italia e insiste nel voler combattere la sua battaglia dentro il partito.

L'ex premier, dunque, invita tutti a non alimentare polemiche in un momento in cui è il Pd che rischia di spaccarsi. Sarebbe una follia – è il senso dei suoi ragionamenti – perdere tempo a dividerci proprio ora che la maggioranza sembra scricchiolare, equivarrebbe – secondo Berlusconi – a «fare il gioco di Renzi». Ed è proprio sul presidente del Consiglio che il leader azzurro è piuttosto critico. «Renzi è combattivo e ha una caratteristica che a me manca che è la cattiveria. Però – dice – è molto bravo ad annunciare ma non farà molto: i trenta giorni iniziali sono diventati cento e poi mille. Farà la conoscenza della macchina politico-burocratica che in Italia non permette di governare». Poi l'affondo contro chi «ci ha accusato di aver abdicato» al ruolo di opposizione nei confronti del governo Renzi: «Noi siamo convintamente alternativi a questo governo, siamo all'opposizione dalla politica economica alla politica estera». Un messaggio ovviamente diretto anche alla fronda interna al partito. Detto questo, aggiunge, «sull'articolo 18 come potremmo essere incoerenti?». Insomma, «se la sinistra sta facendo il contrario di quanto fatto in passato come possiamo dire no a quelle riforme che noi volevamo?».

Un Berlusconi, dunque, che guarda avanti e tira dritto. Convinto – ripete da giorni in privato – che la prospettiva sia ormai cambiata e che alle prossime elezioni – che siano tra un anno o tra tre – si fronteggeranno solo due schieramenti: uno che fa capo all'ex premier e l'altro guidato da Renzi, con Beppe Grillo relegato a terzo incomodo. Uno scenario nel quale non è escluso che il Pd possa perdere pezzi importanti alla sua sinistra e nel quale sarebbero quindi possibili anche nuovi stravolgimenti. Ecco perché Berlusconi sta lavorando per riaggregare l'ala moderata sin da ora. «Dobbiamo tenere le porte stra-aperte perché – dice – avremo bisogno di tutti quei moderati che sono la maggioranza del Paese e che non hanno votato».

Ecco perché, insiste, «abbiamo bisogno di rivitalizzarci e rinnovarci, che non vuol dire buttare via chi è stato protagonista di tante battaglie e vuole continuare a combattere». Però, è l'invito rivolto ai suoi, «non perdiamo più tempo a parlare di organigrammi e di poltrone» perché «il partito deve occuparsi delle esigenze degli italiani».

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