Berlusconi osserva il lento declino del premier

Ncd spaccato, darà la fiducia ma guarda a Fi. Il Cavaliere: cadrà in autunno, non in Aula

Berlusconi osserva il lento declino del premier

Francesco Cramer

Roma Berlusconi osserva sornione il lento e inesorabile declino di Renzi ma non ha fretta di fargli lo sgambetto. La spallata non arriverà attraverso manovre d'Aula ma soltanto in autunno con la bocciatura delle sue riforme da parte degli italiani. Niente agguati, Renzi cadrà sul referendum. Questa è la certezza del Cavaliere che coincide pure con i suoi desideri. Ecco perché neppure oggi ci saranno sorprese durante il voto sul provvedimento sugli enti locali, per il quale è richiesta una maggioranza qualificata. Inizialmente, viste le fibrillazioni all'interno dell'Ncd, si sospettava che qualche alfaniano avrebbe potuto fare uno scherzetto al premier facendo mancare qualche voto addirittura votando contro. Invece ora si scommette che anche il gruppo guidato Renato Schifani voterà compatto con la maggioranza. Il che non vuol dire che nel partito di Alfano sia finita la burrasca, anzi. Ci sono ancora i malpancisti, riunitisi a tarda sera, che avevano chiesto un incontro chiarificatore con il leader, poi saltato e rimandato sine die. I nodi sono questioni mai risolte e riguardano il futuro di Ncd con una faglia che attraversa e spacca il partito in due: da una parte chi spera di diventare una costala del Pd e dall'altra chi vuole ricostruire un centrodestra con Berlusconi. Nel duello s'innesta pure la questione della legge elettorale, tema su cui Ncd è sensibilissimo. L'accusa al leader Alfano da parte di alcuni suoi uomini è quella di contare poco nella trattativa con Renzi. Tutto appare però congelato e non dovrebbero esserci sorprese a breve.

Il Cavaliere, si diceva, osserva da Arcore un premier sempre più in difficoltà. Tanti i segnali del suo declino: inizialmente Renzi aveva mostrato i muscoli quando si doveva approvare l'Italicum, mettendo pure la fiducia. Ora, invece, ha fatto un parziale dietrofront ammettendo che la legge elettorale potrebbe essere modificata se il Parlamento trovasse numeri certi per un ritocco. Una debolezza e una contraddizione subito sottolineata da Brunetta ma anche da Matteoli. I quali ribadiscono la linea decisa ad Arcore e lavorano affinché si ricompatti il centrodestra.

I rapporti con la Lega, tuttavia, restano di ghiaccio. Da una parte Berlusconi non condivide i toni tranchant di Salvini sull'uscita dall'euro; dall'altra Salvini mostra tutto il suo nervosismo perché nei sondaggi la Lega cala e Forza Italia risale la china.

E non passa l'irritazione del leader del Carroccio per l'articolo del Giornale che svelava la sua intenzione di rimandare il Congresso. «I giornali s'inventano notizie perché diamo fastidio anche a qualche alleato», dice Salvini. Non smentendo in tre giorni, tuttavia, quanto da noi scritto.

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