A Cartabianca, su Rai3, Silvio Berlusconi è ospite di Bianca Berlinguer, che lo presenta così: «Un uomo che 5 anni fa veniva considerato uno spettro nero in Europa e che oggi, invece, appare come l'argine alla deriva populista».
Lui chiarisce subito che il suo candidato-premier è Antonio Tajani. «In Europa è stimato da tutti, come miglior presidente del parlamento europeo. Ma ci sono anche altri nomi». Di Gianni Letta o Niccolò Ghedini non parla, «per non esporli al tritacarne mediatico». Ma la scelta verrà da FI, assicura e su Tajani «è impensabile che Salvini e Meloni possano opporsi». Certo, se la Lega risulterà il primo partito, proporrà Salvini al presidente della Repubblica. «Ma senza maggioranza in parlamento si torna a votare» dice.
Sulla sua salute, il leader azzurro assicura: «Sto bene, faccio una campagna molto intensa, da ora in poi sarò 2 volte al giorno in tv». Poi parla dei fatti di Macerata e dei 600mila clandestini da rimpatriare. «Bisogna farlo in accordo con l'Ue - dice il Cavaliere -, per trattati con i Paesi d'origine, milizie per fermare gli imbarchi e il Piano Marshall per l'Africa con 500 miliardi di dollari. Altrimenti, scoppia una bomba sociale, come dimostra il gesto gravissimo di Traini». La situazione è precipitata dopo la guerra in Libia e lui ricorda: «Ero assolutamente contrario, ma il Capo dello Stato volle che partecipassimo all'operazione internazionale. Pensai di dimettermi, fu una grandissima sciocchezza». Trattato di Dublino? «Non mi sono pentito, è l'operazione Tryton dei governi di sinistra che impone di portare da noi gli immigrati». Sulla sicurezza, Berlusconi sottolinea che «la legge ridicola sulla legittima difesa» andrebbe corretta. Il leader azzurro non ha difficoltà a definirsi «antifascista» e dice che c'è il rischio che «attecchisca la cattiva pianta del razzismo e per tranquillizzare la gente bisogna tornare al piano Strade sicure», considerando che «siriani e iracheni che scappano dalla guerra, sono dei rifugiati, gli altri migranti economici». Più che un ritorno del fascismo, per il Cav, c'è da temere «la violenza dei centri sociali di sinistra, come dimostra l'attacco alla Meloni a Livorno».
Oggi il Cav ha al suo fianco i vertici del Ppe e, in un'intervista a NewsMediaset, il presidente dei popolari Joseph Daul spiega: «Il miglior governo per l'Italia sarebbe un governo di centrodestra, un governo che raggruppi i moderati italiani con il mio amico Berlusconi come garante. Quando è venuto a Bruxelles è riuscito a far capire a livello istituzionale che la coalizione di centrodestra deve vincere le elezioni per il bene dell'Italia e dell'Europa e anche gli altri membri del Ppe approvano questa alleanza». Il 21 febbraio verrà a Roma anche il capogruppo del Ppe all'europarlamento, Manfred Weber, che incontrerà l'ex-premier. E in tv il Cav assicura: «Non ci sarà bisogno di sforare il 3% nel rapporto deficit-Pil, rispettando gli impegni europei». Capitolo precisazioni. Su Carlo Cottarelli, che il Cav vorrebbe nel governo, spiega che quando ci ha parlato lo ha ringraziato, ma non si è impegnato. Del condono edilizio ripete che non ha parlato, solo di semplificazione amministrativa e di famiglie alle quali trovare un'alternativa.
Sulle unioni civili è Mara Carfagna a spiegare in tv che Berlusconi non vuole l'abolizione: «Non metteremo mai in discussione i diritti acquisiti». Il sentiment di Cartabianca, alla fine, registra un 42% di gradimento per il Cav. Buon risultato, su una terza rete sempre difficile per il leader di FI.
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