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Berlusconi salva la fondazione Einaudi

Si lavora sulla kermesse dell'8 novembre a Bologna. Berlusconi poi annuncia: "Entro fine anno chiuderemo la sede nazionale di piazza San Lorenzo in Lucina"

Berlusconi salva la fondazione Einaudi

Silvio Berlusconi salva la Fondazione Einaudi per studi di politica ed economia di Roma. La proposta del leader di Forza Italia, per evitare la liquidazione dell’istituzione di cultura politica liberale fondata da Giovanni Malagodi nel 1962, è stata approvata dall’assemblea dei conferenti. Revocata la deliberazione di scioglimento, nel nuovo Cda Berlusconi è il primo azionista con un conferimento personale di 45mila euro. Il Cavaliere guida un primo gruppo di 5 imprenditori che versano ciascuno 30mila euro. Tra loro il presidente dell’Ance Claudio De Albertis, il presidente di Telecom Giuseppe Recchi, l’ex presidente di Enel e Eni Paolo Scaroni. L’assegno arriverà entro il 31 ottobre. Netta l’opposizione di Roberto Einaudi, presidente onorario e rappresentante della famiglia di Luigi Einaudi, che ha contestato la legittimità dell’assemblea e minaccia ora di portare lo scontro in Tribunale.

Intanto il Cavaliere sta lavorando sulla kermesse dell'8 novembre a Bologna. La convinzione di Berlusconi è che la legge elettorale sarà modificata assegnando il premio non più alla lista ma alla coalizione ed è per questo - sostiene - che bisogna riallacciare i rapporti con i vecchi alleati. Ed è proprio in questa chiave l’intenzione di prendere parte alla kermesse organizzata da Matteo Salvini a Bologna. Certo, le regole d’ingaggio devono essere chiare: Proporrò - ha spiegato ai presenti Berlusconi - che una nostra delegazione incontri i leghisti tra martedì e mercoledì in modo che l’appuntamento di Bologna diventi di tutto il centrodestra in cui possono essere presenti anche le nostre bandiere. Le alleanze restano l’obiettivo principale ed è per questo che l’ex capo del governo ha chiesto ai coordinatori di impegnarsi sul territorio per riavvicinare gli elettori delusi. E come in una vera struttura piramidale, il Cavaliere ha poi chiesto che ogni iniziativa organizzata dai responsabili dei vari dipartimenti azzurri sia concordata con i vertici regionali. Un modo, spiegano diversi azzurri, per mettere fine ai malumori che arrivano dal territorio dove i responsabili locali si sono sentiti in quest’ultimo periodo abbastanza trascurati dal Cavaliere.

Infine, in merito alla situazione dei conti del partito, Berlusconi ha spiegato che entro la fine dell’anno chiuderà definitivamente i battenti la sede nazionale di piazza San Lorenzo in Lucina, luogo ormai deserto da diversi mesi. Tutti gli uffici traslocheranno a palazzo Grazioli. "Non ci sono soldi e io non posso più sostenere il partito, anche se lo vorrei tanto - ha spiegato Berlusconi .-, bisogna cambiare la legge sul finanziamento ai partiti, questo problema non riguarda solo noi. La nuova ’casà azzurra sarà proprio palazzo Grazioli. Ci sono spazi a sufficienza, ha sottolineato il Cavaliere. Nella riunione odierna si è sottolineato, che molti parlamentari non pagano le quote, da qui la necessità di organizzare cene per autofinanziarsi. La sede di San Lorenzo in Lucina fu inaugurata in pompa magna nel 2013 (più di 3000 metri quadrati con un costo iniziale di affitto di 960mila euro a fronte dei 2,8 milioni annui per 5000 metri quadrati della vecchia sede di via dell’Umiltà).Il Cavaliere - viene riferito - ha spiegato che i costi di gestione della sede azzurra di san Lorenzo in Lucina sono troppo alti e che ci sono dei debiti ancora da saldare. L’ex premier, durante l’incontro con i coordinatori regionali, ha poi ragionato sulle prossime amministrative. L’indicazione è quella di trovare due sindaci-pilota in ogni regione che dovranno poi fornire temi per la campagna elettorale dei candidati. Berlusconi ha spiegato che non solo andrà a Bologna ma che si recherà anche nelle altre regioni, a partire dalla Sicilia. Nessun accenno su chi saranno i candidati del centrodestra a Roma e Milano.

Ma sulla Capitale ha riferito di avere commissionato un ’dossier’ sullo spreco di denaro pubblico da parte dell’amministrazione capitolina e del Pd.

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