Berlusconi pianifica la sua crociata delle libertà. Tornato ad Arcore dopo l'incontro con il presidente russo Vladimir Putin, il Cavaliere medita seriamente di far risentire forte la sua voce. Dà la linea ai suoi di cavalcare la campagna di Russia, intesa come battaglia contro le sanzioni economiche che colpiscono Mosca perché «non solo non servono ma sono anche dannose per la nostra economia»; benedice la mozione forzista che vuole essere l'ennesimo fastidio per palazzo Chigi e quindi medita sulle prossime mosse. Reduce da una micro campagna elettorale che però gli ha fatto toccare con mano l'affetto dei suoi supporter, l'ex premier è intenzionato a macinare nuovamente chilometri. «Il giro delle 100 Province», potrebbe chiamarsi il progetto: un modo per far capire che il Cavaliere è ancora in campo e per combattere il vero nemico, quello dell'astensione. La prima tappa potrebbe essere messa in agenda già alla fine del mese di giugno anche se non c'è ancora nulla di stabilito. Il tour dovrebbe toccare tutt'Italia da Nord a Sud e potrebbe aiutare anche a rimpinguare le casse del partito.
Giusto ieri la tesoriera azzurra Mariarosaria Rossi ha annunciato che «gli oneri finanziari sono stati azzerati grazie all'intervento del presidente Berlusconi, che si è fatto carico personalmente del debito di Forza Italia nei confronti delle banche». Quindi la descrizione della spending review in atto: «Abbiamo apportato significativi e sostanziali tagli: il costo dei servizi, che comprende anche la sede del movimento, è passato da 400mila euro al mese a 150mila al mese; il costo del personale dipendente da 484mila euro al mese a 150mila euro al mese».
Difficile anche far pagare le quote a tutti gli attuali parlamentari posto che sia alla Camera sia al Senato il partito vive momenti di fibrillazione. Il ribelle Raffaele Fitto, che qualche settimana fa aveva fatto partorire il suo nuovo gruppo «Conservatori e riformisti italiani», è in procinto di fare il bis anche alla Camera. A Montecitorio occorrono ben venti deputati ma in seguito al lungo lavorio di Daniele Capezzone, la cifra dovrebbe essere stata raggiunta. L'idea è quella di annunciare il varo alla Camera mercoledì prossimo. Ci sono i fittiani della prima ora come Capezzone, Maurizio Bianconi, Pietro Laffranco. Ci sono i pugliesi Rocco Palese, Nuccio Altieri, Nicola Ciracì, Gianfranco Chiarelli, Antonio Distaso, Benedetto Fucci e Roberto Marti. Ma anche Cosimo Latronico e l'ex Fdi Massimo Corsaro. Incerto sul da farsi Fabrizio Di Stefano. Fin qui i numeri non sono sufficienti ma si mormora che tentati dall'esodo siano anche Marco Martinelli, Alberto Giorgetti e la cosentiniana Giovanna Petrenga. Non solo: Capezzone e Fitto avrebbero lavorato ai fianchi anche i componenti del sottogruppo del misto eletti all'estero. E pronti a seguirli sarebbero Mario Borghese e Riccardo Merlo mentre un punto di domanda arriva da Renata Bueno che spesso ha votato con il governo. Non solo: anche Salvatore Matarrese, ex Scelta Civica, potrebbe unirsi ai fittiani.
Più difficile la campagna acquisti di Verdini che annovera come fedelissimo il solo Riccardo Mazzoni. Anche perché si dice che Riccardo Villari l'accordo con Renzi l'abbia già fatto a prescindere da Denis. In cambio dell'appoggio al governo per lui ci sarebbe pronta la guida del porto di Napoli in qualità di presidente. Secca la smentita di Patrizia Bisinella, Raffaella Bellot ed Emanuela Munerato, ex leghiste vicine a Tosi: «Noi non cambiamo gruppo», giurano.
Analoga smentita arriva dai senatori Giuseppe Compagnone e Antonio Scavone, dati in avvicinamento a Denis: «Ieri con Fitto, oggi con Verdini: oramai leggiamo ogni mattina di una collocazione diversa che ci viene attribuita dagli organi di stampa. Ribadiamo ancora una volta che noi siamo parte del nucleo fondante di Gal».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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