Berlusconi spiato dagli Usa E la Farnesina convoca l'ambasciatore americano

Il governo chiede chiarimenti ufficiali a Washington sulle chiamate del premier intercettate nel 2011. E anche Renzi teme per la sua privacy

I l caso scotta. E infatti la Farnesina convoca l'ambasciatore degli Stati Uniti perché chiarisca la storia delle intercettazioni dell'allora premier Silvio Berlusconi e di alcuni suoi stretti collaboratori da parte dell'intelligence americana. Matteo Renzi rincara: «Ci accingiamo a chiedere informazioni in tutte le sedi, anche con passi formali, sulla vicenda di Berlusconi». John Phillips assicura di aver informato Washington e ricorda le nuove procedure adottate da Barak Obama nel 2014 sulla riservatezza delle comunicazioni. Un modo per dire che le cose sono già cambiate.Il fatto resta clamoroso: l'organizzazione di Julian Assange WikiLeaks, dalle pagine di La Repubblica e L'Espresso, diffonde stralci delle conversazioni ascoltate nel 2011 dal reparto più segreto della Nsa (National Security Agency) nei giorni cruciali che hanno portato alla caduta del governo Berlusconi, rivelando le forti pressioni cui è stato sottoposto il capo di governo da parte di leader europei come Nicolas Sarkozy e Angela Merkel.«Le istituzioni finanziarie italiane potrebbero presto saltare in aria come il tappo di una bottiglia di champagne», avrebbe detto l'ex presidente francese a Berlusconi, dopo un incontro presente la cancelliera tedesca. E ancora: «Le parole non bastano più, ora deve prendere delle decisioni».Era il 22 ottobre 2011, lo spread era alle stelle e tre settimane dopo il Cavaliere decideva di dare le dimissioni. Il suo consigliere personale per le relazioni internazionali, Valentino Valentini, descriveva l'incontro come «teso ed estremamente duro verso il governo di Roma». Merkel e Sarkozy premevano su Berlusconi «affinché annunciasse forti e concrete misure e affinché le applicasse in modo da dimostrare che il suo governo è serio sul problema del debito».È la prova, per la prima volta, che l'Nsa registrava tutto, ascoltando le conversazioni da cellulari e telefoni fissi non solo di Berlusconi e Valentini, ma anche del consigliere del premier per la sicurezza nazionale Bruno Archi, del viceconsigliere diplomatico Marco Carnelos e del rappresentante permanente dell'Italia alla Nato Stefano Stefanini.Gli americani informano di un'intercettazione del 24 ottobre in cui Valentini riferiva che il presidente del consiglio europeo, Herman Van Rompuy, sollecitava l'Italia ad adottare misure per «ridurre l'impressione all'interno dell'Ue che l'Italia sia oppressa da un enorme debito, in un momento in cui sta lottando anche con la bassa produttività e la sua economia sta mostrando poco dinamismo».Berlusconi e i suoi collaboratori non venivano spiati solo nei giorni della crisi di governo, ma da molto prima. È del 2010 l'intercettazione di una telefonata tra il premier italiano e il suo collega israeliano Benjamin Netanyahu. Questi chiedeva ai Paesi europei e in particolare all'Italia di mitigare le frizioni con gli Stati Uniti, dopo la decisione di costruire 1.600 case a Gerusalemme Est e il report degli agenti americani del 13 marzo riferisce che Berlusconi assicurava di voler contribuire a ricucire i rapporti tra Tel Aviv e Washington. Altra intercettazione del 2008: il segretario generale dell'Onu Ban Ki-Moon loda la cancelliera per il suo impegno per i cambiamenti climatici.Tutti spiati dal Grande Fratello Usa e ora anche Matteo Renzi a Palazzo Chigi si chiede se può stare tranquillo e allerta il fido Marco Minniti, sottosegretario con delega ai servizi.

«Il fatto è molto grave - spiega un renziano di ferro -, ci chiediamo perché questi documenti siano usciti proprio ora, che la tensione con l'Ue rende più importante l'appoggio americano». Complotto per rovinare i rapporti con Obama?

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