Berlusconi stacca la spina. Oggi sarà a Cesano Boscone

Berlusconi congela lo studio dei dossier, il 18 vertice ad Arcore. Anticipato l'impegno ai servizi sociali previsto per Ferragosto

Berlusconi stacca la spina. Oggi sarà a Cesano Boscone

Se quelle passate con Matteo Renzi le ha definite con soddisfazione «tre ore d'aria», quella che lo aspetta adesso sarà una vera e propria «settimana sabbatica». Senza troppi giri di parole, infatti, Silvio Berlusconi ha deciso di prendersi qualche giorno e ai suoi collaboratori più stretti ha dato appuntamento dopo Ferragosto. Fino ad allora, rigidissimo filtro alle telefonate in arrivo ad Arcore e giornate dedicate alla dieta e a un po' di attività sportiva per rimettersi in forma in vista di settembre.

Sul tavolo, certo, restano i due dossier più importanti: le misure economiche da proporre al governo per cercare di reagire alla crisi e un po' di agitazione dentro Forza Italia, dove c'è chi non vede di buon occhio una linea troppo collaborativa verso Palazzo Chigi. Ma Berlusconi si limiterà solo a qualche approfondimento, senza entrare nel dettaglio almeno fino al 18 agosto. Quando, probabilmente, riunirà i suoi collaboratori più stretti a Villa San Martino.

Il leader di Forza Italia, infatti, obbligato alla permanenza forzata ad Arcore – dove ha l'obbligo di dimora con la sola eccezione di Palazzo Grazioli dal martedì al giovedì – vuole comunque «staccare» nonostante l'impossibilità di concedersi qualche giorno a Villa Certosa, in Sardegna. Di qui l'intenzione di congelare ogni decisione almeno per una settimana. Oggi intanto è atteso a Cesano Boscone, per la prima volta di lunedì, così da non passare ai servizi sociali il giorno di Ferragosto.

Sul fronte Forza Italia intanto la tensione è palpabile. Per il voto sulla riforma del Senato che a Palazzo Madama ha visto oltre 20 dissidenti, ma anche e soprattutto per la linea che sta tenendo il partito sulla politica economica. Se Berlusconi non esita a puntare il dito contro le scelte di Renzi - tanto che, ospite della Versiliana, il suo consigliere Giovanni Toti insiste nel chiedere un «piano-choc contro la crisi» e accusa il premier di aver «mancato troppo promesse» - è altresì vero che l'approccio dell'ex premier non è per così dire «senza se e senza ma». Il leader di Forza Italia, insomma, non ha intenzione di fare il «signor no» a priori e di avere l'approccio «astioso e pregiudiziale che ebbe il Pd nei miei confronti» ma è deciso a valutare caso per caso i provvedimenti che Renzi presenterà a ottobre sulla politica economica. Mentre una fetta importante del partito, Raffaele Fitto in primis, vorrebbe e chiede un approccio più rigido invitando Forza Italia a «distinguersi» nettamente dal Pd.

Di questo e di tutta la complessa partita dei congressi comunali e provinciali si tornerà a parlare dalla prossima settimana, con un Berlusconi che come al solito cercherà di mediare e tenere insieme le diverse anime. E che è pronto a tenere conto delle indicazioni che gli arrivano da chi vorrebbe un'opposizione più dura. D'altra parte, l'ex premier ha già messo in chiaro che qualunque contributo sul fronte economico può essere dato a condizioni molto chiare: che si tratti di provvedimenti che prevedano un drastico abbassamento delle tasse per famiglie e imprese, che ci siano imponenti tagli alla spesa improduttiva e che si ragioni su misure fiscali in grado di attirare gli imprenditori.

Scontato, ovviamente, che Berlusconi chieda a Renzi di avere un approccio duro con l'Europa e di non «piegarsi ai diktat di Bruxelles e degli euroburocrati». E forse un primo segnale il presidente del Consiglio lo ha lanciato ieri, visto che intervistato dal Financial Times ha detto chiaro che «come fare le riforme» lo deciderà lui e «non certo la Troika, la Bce o la Commissione Europea». Anche se sul tetto del 3% il premier si limita a dire che l'Italia non lo supererà e chiuderà con «un deficit al 2,9%».

Un «errore» secondo Daniele Capezzone. «Per l'Italia – dice il presidente della commissione Finanze della Camera - impiccarsi al rispetto del 3% e dei vincoli europei che ingabbiano la nostra economia è un atto masochistico».

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