La conferma dell'inconsistenza della politica estera di Matteo Renzi, con il nulla di fatto sull'immigrazione e con l'Italia lasciata sola ancora una volta di fronte all'ondata di sbarchi di migranti. La solidarietà comunitaria venuta meno in maniera eclatante, con le richieste avanzate per la condivisione degli oneri respinte dal consesso degli Stati membri, con i governi europei disposti soltanto ad aumentare la dotazione finanziaria di Triton, scaricando l'intero problema sull'Italia. La stessa dolorosa vicenda di Giovanni Lo Porto che ha dimostrato il deficit di considerazione internazionale di cui soffre oggi l'Italia.
Silvio Berlusconi, nei colloqui con i dirigenti di Forza Italia con cui ha avuto modo di confrontarsi nelle ultime 48 ore, non fa sconti al presidente del Consiglio. Le sottolineature riguardano l'incapacità di aprire, laddove necessario, un contenzioso con i partner europei, di mettere da parte la propaganda e battere i pugni sul tavolo, la reiterazione della tattica di cantare vittoria anche di fronte alle sconfitte più clamorose. In sostanza l'impossibilità di uscire dalle vesti del «comunicatore» per fare davvero l'uomo di Stato, a costo di mettere a repentaglio la propria popolarità. Il pensiero va, ad esempio, alla recente gestione della presidenza del semestre europeo, «un semestre senza risultati», paragonata con i risultati ottenuti ai tempi del governo Berlusconi quando il vertice di Pratica di Mare consegnò all'Italia un ruolo di pivot nei rapporti Usa-Urss. «Renzi avrebbe fatto bene a dimostrare maggiore umiltà» rispetto a materie complesse che ha dimostrato di avere difficoltà a maneggiare, confrontandosi «con chi ha più esperienza di lui», è il pensiero dell'ex premier.
Chi ha avuto occasione di parlare con Berlusconi nella mattinata di ieri lo ha trovato di buon umore ma sempre convinto che il rapporto di fiducia con Renzi si sia logorato. Nessun passo indietro, insomma, sul Patto del Nazareno, ormai definitivamente archiviato. Il tutto accompagnato da un sostanziale disinteresse nei confronti dei parlamentari di Forza Italia che potrebbero essere tentati dal proporsi come ciambella di salvataggio della maggioranza in occasione della votazione sull'Italicum, la nuova legge elettorale da martedì in aula alla Camera. «Quella legge non è votabile, è autoritaria e tagliata a misura degli interessi di Renzi». Berlusconi è anche convinto che gli aspiranti portatori d'acqua forzisti potrebbero rivelarsi irrilevanti, visto che alla fine la potenza di fuoco della minoranza Pd potrebbe essere meno intensa del previsto. Se poi Renzi dovesse mettere la fiducia, la loro situazione potrebbe essere ancora più delicata.
Sul fronte delle Regionali, Berlusconi è soddisfatto del modo in cui stanno prendendo forma le liste. In particolare ha registrato con piacere la ricomposizione del centrodestra in Liguria, l'accordo con Area Popolare e Fratelli d'Italia e il modo in cui il partito, con le sua varie anime - da Paolo Romani, a Mariastella Gelmini a Deborah Bergamini - si è stretto attorno a Giovanni Toti a cui non ha mancato di esprimere un riconoscimento: «Ha iniziato bene, si sta muovendo con intelligenza e ha dimostrato coraggio».
Nel partito, intanto, si continua a ragionare sul possibile nuovo coordinatore. E Antonio Tajani, visto da molti all'interno del partito come figura di equilibrio e un ponte tra passato, presente e futuro, sembra raccogliere consensi crescenti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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