Abituato a «traguardi difficili o impossibili», Silvio Berlusconi avverte: «Se il centrodestra dovesse vincere in Emilia-Romagna questo rappresenterebbe un ciclone per la nazione e il governo della sinistra non potrebbe non prendere atto di non rappresentare più la maggioranza degli italiani».
In collegamento video da Arcore con la manifestazione di Bologna, per la presentazione dei 50 candidati azzurri nelle 9 provincie della regione che andrà al voto il 26 gennaio, il leader di Forza Italia spiega: «Non sono così sicuro dell'esito di queste elezioni, ma ci sono molte cose che mi fanno ben sperare che sia assolutamente possibile una vittoria del centrodestra, dopo 70 anni di comunismo alla guida della nostra regione». Il cauto ottimismo, racconta il Cavaliere, viene dall'«entusiasmo e dalla grande voglia di fare» proprio dei candidati, come Vittorio Sgarbi, capolista a Bologna, Ferrara e Parma. Un impegno sul territorio soprattutto per recuperare i consensi di chi ultimamente ha scelto l'astensione. In tante telefonate hanno assicurato all'ex premier che sono molti i cittadini che «avevano votato per noi nel passato e che, di fronte alla situazione in Italia, stimolati a ragionare sui nostri programmi, sui cambiamenti che potrebbero intervenire nell'amministrazione pubblica, ma anche nell'economia, si convincono e dicono: Beh, questa volta torneremo a votare».
La candidata-governatore è la leghista Lucia Borgonzoni e Berlusconi spiega che la coalizione «è sempre stata unita», ma oggi «con la Lega all'opposizione, si è ricompattata e Fi continua a rappresentare il punto di riferimento più importante, il partito che rappresenta il voto più utile, la componente occidentale all'interno del centrodestra». Però risparmia qualche stoccata a Matteo Salvini, per il governo con il M5s, sottolineando che su circa 18 leggi approvate dal Conte I «solo 2 erano proposte dalla Lega, tutte le altre dal M5s e la Lega ha dato il suo voto nonostante fossero assolutamente contrarie a ciò in cui noi crediamo».
Il leader azzurro, intervistato da Michele Brambilla, direttore di QN e Carlino, promette una prossima visita in regione prima del voto e batte sulla possibilità di «cambiare la qualità della vita in Emilia-Romagna, che per 70 anni ha portato al potere solo uomini della sinistra, con le funzioni pubbliche assegnate solo a una stretta cerchia, oppure a familiari e amici». Invece, se vince il centrodestra, si sceglierà «chi ha le migliori qualità». Per il Cavaliere, «sarebbe riduttivo pensare alle elezioni come a un grande sondaggio per il governo nazionale», ma «una vittoria in Calabria e anche in una regione feudo del comunismo in Italia per oltre mezzo secolo, rappresenterebbe una necessità di cambiamento nel Paese».
Infatti, l'altro fronte è la Calabria, che sempre il 26 gennaio andrà alle urne, con candidata-governatore l'azzurra Jole Santelli. Il vicepresidente azzurro Antonio Tajani a Cosenza dice che la vittoria del centrodestra in Calabria «significherà anche un colpo al governo Conte che non resisterà con le sue divisioni interne, un avviso di sfratto per cambiare il Paese». In Calabria Fi è il primo partito, è concreta la possibilità di vincere e per Tajani si dovrà sostituire ad una politica di assistenza, una politica di contenuti. «Fi, che è nel Ppe - sottolinea- è la migliore garanzia per il buon governo e l'utilizzo dei fondi europei».
Berlusconi parla anche dello «statista» Bettino Craxi, in un'intervista al Tg2 Dossier, della sua «lealtà personale disarmante», dell'amicizia «sincera» tra loro.
Dice che fu l'unico «a capire che la democrazia italiana era malata di immobilismo e di mancanza di ricambio della classe dirigente», quello che considerato l'emblema della Prima Repubblica, «in realtà ne vide la fine» e avrebbe fatto dell'Italia «un Paese assai migliore», perché fece le sue scelte nell'interesse di una patria «che amò visceralmente e che, ingrata, lo costrinse a morire in esilio».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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