Pure Bersani rottama il Pd: "Serve un partito nuovo"

L'ex segretario a gamba tesa contro il Partito democratico: "Basta primarie, i problemi non si risolvono trovando il Mandrake o la Mandrake di turno"

Il deputato Leu Pierluigi Bersani
Il deputato Leu Pierluigi Bersani

Nel Partito democratico prosegue il momento di profonda riflessione dopo il tonfo elettorale. E c'è chi mette il dito nella piaga, sganciando bordate contro i principali esponenti e silurando l'attuale corso che ha fallito in occasione delle ultime elezioni politiche. Non si è esentato da un'entrata a gamba tesa Pier Luigi Bersani, molto critico per l'andazzo intrapreso in vista del congresso che sarà chiamato a eleggere il nuovo segretario che prenderà il posto di Enrico Letta.

Bersani rottama il Pd

L'ex segretario dei dem ha usato parole non proprio concilianti. Anzi, si è rivolto senza mezzi termini nei confronti di coloro che partono dai nomi piuttosto che dai contenuti per tentare di risollevare le sorti del Pd. Un modo di agire che, a suo giudizio, non riflette la strada giusta. Bersani al Corriere della Sera ha espresso la sua posizione, tirando una frecciatina a coloro che non hanno ben capito come affrontare la situazione: "Basta primarie. Il dilemma non è sciogliere o non sciogliere, è allargare. Io lo chiamo un partito nuovo".

Un'altra punzecchiata è arrivata all'indirizzo di chi sostiene che per ripartire si debba individuare un nuovo leader, una figura politica che sappia raccogliere le anime di sinistra e che riesca a unire una galassia ormai sfaldata: "I problemi non si risolvono con i leader, trovando il Mandrake o la Mandrake di turno".

Tra i favoriti per la segretaria del Partito democratico ci sono Stefano Bonaccini ed Elly Schlein. Il governatore dell'Emilia-Romagna e la vice vengono visti come i principali sfidanti per la corsa alla guida del Pd, con il tentativo di dare un volto nuovo ai dem. Ma anche su questo punto Bersani è stato puntiglioso: "Per me un partito nuovo il leader lo fa dopo che ha discusso e deciso una linea, che questo leader sia in grado di rappresentare". Tradotto: niente facili entusiasmi.

Il rapporto con i 5 Stelle

Dall'esperienza del governo giallorosso è emersa una simpatia notevole di Bersani nei confronti del Movimento 5 Stelle, con Giuseppe Conte ammirato come premier e come figura di riferimento. Il rammarico dell'ex segretario è tanto: a suo giudizio - subito dopo il governo Conte II - bisognava agirare in un altro modo, "stringere i bulloni di un campo progressista". Enrico Letta ha tanto evocato un campo largo, ma alla fine il nuovo Ulivo 2.0 è saltato per aria e ha ottenuto un pessimo risultato.

Nelle ultime settimane prima del voto, il M5S si è reso protagonista di una rimonta elettorale sottraendo consensi ai danni del Partito democratico. "Hanno mostrato sensibilità su temi acuti come povertà, ambiente, diritti, sobrietà della politica", ha ammesso Bersani.

Conte è stato molto abile, grazie anche all'assist del Pd: mentre Letta parlava di fascismo e allarme democratico, i 5 Stelle hanno approfittato di una prateria e hanno cavalcato i temi della sinistra. Hanno parlato all'elettorato rosso dei temi a loro cari. E ora tra i dem è scattata la resa dei conti.

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