Schlein, l'asso per perdere meglio

Ci siamo, la sinistra ha individuato l'antiMeloni.

Schlein, l'asso per perdere meglio

Ci siamo, la sinistra ha individuato l'antiMeloni. Nemmeno il tempo di spostare il cartonato di Letta Enrico, ecco che la propaganda capalbiese e affine mette in pole position Elly Schlein, la quale viene presentata, tanto per restare nel repertorio del birignao di quelli che, la nuova pasionaria, una copia e incolla dell'eroina di New York, al secolo Alexandra Ocasio-Cortez, sconosciuta ai più dalle nostre parti e soprattutto nelle sagre della salamella e pugni chiusi ma ben illustrata da fogli e televisioni che si definiscono woke, sempre all'erta, belli svegli su quello che accade e sfugge ai più. Pare che la stessa Ocasio abbia domandato chi mai sia la concorrente al titolo, senza trovare risposta efficace. Ora in mancanza di molto o quasi tutto, nel Partito democratico hanno deciso di destarsi, come si canta in Fratelli d'Italia (ops!), lady Schlein, un po' italiana, un po' statunitense, un po' svizzera, dunque un carrefour di idee e di culture e si scienze politiche, vicepresidente dell'Emilia Romagna, ha le carte in regola per smuovere il museo delle cere del partito. Andrebbe però ricordato agli iscritti del partito medesimo che, in Europa, ci sono attualmente due donne come figure di governo presente e/o futuro, Liz Truss e Giorgia Meloni, entrambe provenienti dall'era conservatrice, così come lo sono state Margareth Thatcher e Theresa May, dunque le pari opportunità sono vacanti o latitanti nelle falangi opposte. Elly Schlein può rappresentare, orbene, la svolta epocale che né la Bindi, né la Serracchiani, chiedo scusa, sono riuscite a offrire definitivamente. La sua carta di identità politica segnala che trattasi di giovane, ecologista, femminista, immigrazionista, tutta roba che sarebbe piaciuta a Giorgio Gaber da introdurre nel testo de Il Conformista (...ha tutte le risposte belle chiare dentro la sua testa, è un concentrato di opinioni che tiene sotto il braccio due o tre quotidiani..). Il piddì è piccolo e la gente mormora che la Schlein voglia riacciuffare i superstiti, o come va di moda dire e scrivere, i rimontanti dei Cinque Stelle, così da formare un blocco unico che Franceschini o Letta che fu se lo sognano anche perché la pasionaria proprio non nutriva passione profonda per l'ex segretario di cui sopra che si ritrova con un nuovo tormentone Enrico stai sereno. Va da sé che essendo vicina assai agli appassionati del NO, essa ha votato contro la Tav, anche perché agli italiani non interessa affatto raggiungere Lione in meno di ventiquattro ore, che stiano a casa e vaffa. C'è una frase che forse riassume, come in Bignami, il suo sentire «ci siamo ricongiunti con il fuori», sono parole che lasciano il segno e risulta difficile cancellarle dalla memoria. Non stupisce affatto che stia per i palestinesi e non con Israele, ci mancherebbe pure.

Tutto questo fa di Elly Schlein il nuovo che avanza o il vecchio che ritorna, con una sola domanda infantile: ma perché abbandonò i compagni per abbracciare il Pippo nazionale, nel senso di Civati? Ai poster l'ardua sentenza.

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